martedì 2 giugno 2009

Scegliere il lavoro

Forse, se siete come gli elefanti o le tartarughe (o me), ricorderete che da bambino ero un po' indeciso sul lavoro da fare.

Comunque decisi per il programmatore di videogiochi. Vediamo come mai.

In pratica, una sera mia cugina venne a casa mia con il Commodore 64 e un po' di giochi. Quella sera c'era un altro evento che avevo infinitamente atteso con incredibile smania: la serata con i film in 3D.
In pratica quella sera sarebbero stati trasmessi dei film e dei programmi usando quel sistema "rosso e verde", che in pratica mettendosi degli occhialini appositi da la sensazione di tridimensionalità.

Stavo guardando la televisione con questi occhialini, quando mia madre mi disse:
"Ale, è arrivata tua cugina con il computer! Attacchiamolo alla televisione!"

In quel momento titubai: volevo continuare a guardare quella figata pazzesca di programma oppure volevo guardare il computer?
Il programma forse non si sarebbe più ripetuto, ma chissà quando mia cugina sarebbe tornata col computer.
Insomma: una scelta difficile. Alla fine scelsi il computer perchè non volevo far credere a mia cugina che glielo avevo fatto portare per niente.

Non hanno mai più rifatto quel programma, ma quella serata mi ha cambiato la vita.
Ricordo anche i giochi con i quali giocai: "Hunchback", "Popeye", "Topper the Copper", un flipper, quello di basket con Larry Bird e uno con un tale che andava in giro su un tappeto magico.

Il Commodore 64 è entrato in casa mia quel Natale e ha segnato la mia infanzia e la mia vita intera, lavorativa e privata.
Non mi ha mai tolto le amicizie vere, anzi, me le ha portate. Non mi ha mai incitato alla violenza, anzi, mi ci ha allontanato.

Per questo ringrazio mia madre, che mi ha sempre comprato un sacco di videogiochi (ma ai tempi costavano circa 20000 lire) e mi ha consentito di essere in un campo che rivaleggia come "coolness" con il mondo del cinema.

Non dico ai genitori di oggi di essere come mia madre (altrimenti il MOIGE mi fa chiudere il blog), ma credo che non avrei un lavoro, oggi, se mia madre non mi avesse consentito di vedere tutta la televisione che volevo, di leggere quello che volevo e di giocare a quello che volevo.

Meditate.

6 commenti:

lamb-O ha detto...

> e uno con un tale che andava in giro su un tappeto magico.

Myth?

Alessandro Monopoli ha detto...

No no, era molto più semplice :)

Era così:
primo stage: in giro sul tappeto volante, ammazzando angioletti e demonietti.
secondo stage: dentro una stanza, bisogna raccogliere delle cose con la bottiglia magica, che si muove quando si preme il tasto del joystick. Se si finisce, si riparte all'infinito :D

Unknown ha detto...

Condivido le tue idee e personalmente posso aggiungere: l'inglese imparato dai videogiochi (ai tempi di NES e SNES) si è rivelato di gran lunga più prezioso rispetto al poco imparato a scuola.

Ale ha detto...

L'inglese dei videogiochi spacca.

All your base are belong to us.

Giangio ha detto...

non ho mai apprezzato il calcio...
e le tifoserie in genere
o meglio... ODIO il pubblico che canta stonato
motivo per il quale non andrei mai a vedere un Vasco Rossi o simili.
Cmq si parlava di calcio...

da giovine apprezzavo fifa o altri giochi di sport di squadra che erano anche i primi e soli giochi che mi passavano.

apprezzavo molto l'ordine e l'educazione del pubblico che fino al '99 si limitava a esultare solo a fronte di un mio goal

da qui deduco che i giochi e i giocatori siano peggiorati per colpa di GENTAGLIA COME TE :D che fa di un videogame del fotorealismo...
ora il pubblico esulta sempre...

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altra cosa
il MOIGE americano (non ricordo il nome) è di stampo cattolico (per giunta :D )
il primo gioco che hanno limitato è stato Carmageddon
l'innocente videogame che dava punti anche in base a quanto male si fa ai pedoni.
l'accusa era "è stato scritto da Satana..."

Anonimo ha detto...

Va bene i giochi ma cosa c'entra che guardavi in TV quello che volevi e leggevi quello che volevi?