Le due chiavi erano arrivate a destinazione. Se lo sentiva. Recentemente il suo occhio verde aveva ricominciato a vedere: vedeva verde. Non che questo fosse utile, ma era un passo in avanti. L'uomo nero senza nome camminava spavaldo, in mezzo alla gente, con “Il Portale” sotto braccio. Camminava tranquillo, senza fretta, gustandosi il lungomare. Passò di fronte ad un cinema: davano “Metropolis”, il suo film preferito. Doveva essere un cinema di quelli che fanno film di una certa età. Certo, non sarebbe stato come quando l'aveva visto la prima volta, con il pianista in sala. Che esperienza, che grande film. Sarebbe voluto entrare, ma si ricordò il dipinto che aveva sotto braccio.
Continuò a camminare, con il dipinto sotto braccio. Passò davanti ad una volante della polizia, che riceve proprio in quel momento l'ordine di perlustrare la zona dell'esposizione “Greenhouse” in cerca di indizi.
Era tranquillo: nessuno poteva vederlo.
Tutto quello che accade ad Alessandro Monopoli e che di certo non accade a voi.
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lunedì 27 aprile 2009
lunedì 16 marzo 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 17
Quando Braselo va in missione, non è mai contento. Il dover andare in una galleria d’arte, poi, lo indispettiva parecchio. L’arte non era mai stata la parte della conoscenza che Braselo aveva in assoluto più studiato, questo è certo. Braselo era molto forte in varie discipline, come la nota disciplina “Cunnilingus a squadre”, in questi giorni in valutazione per le Olimpiadi. Era molto forte nel “Lancio di cose che lasciano macchie orrende sul muro” o “Bere bibite dal naso con cannuccia”, ma l’arte… beh, l’arte no. No. Proprio no.
No.
Quando la sua macchina parcheggiò di fronte alla galleria “Greenhouse”, Braselo capì che quella sarebbe stata una giornata in cui avrebbe appreso molto.
“Signor Braselo! L’attendevo con smania e spasmi!” l’accolse il direttore della galleria.
Lasciate che vi presenti quell’uomo. Quell’uomo è Rodolfo Confessori Caligari, è di derivazione italiana ed è pentasessuale (penta è “cinque”. Lo sapevate? Buon per voi). Da questo ne deduciamo che lui apprezza dividere il letto con uomini, donne, animali, vegetali e minerali. La sua età effettiva è di 56 anni e il suo aspetto è molto simile a quello di Hugh Hefner, senza tutte le donne attorno (ma molti minerali), senza la vestaglia, di certo più grasso e con i capelli neri. Come Hugh Hefner.
Ma bando alle ciance, sembra che Rodolfo si stia presentando:
“Piacere, sono Rodolfo Confessori Caligari e questa è la mia Galleria. Molte cose qui sono state mie amanti, quindi io giro sempre attorniato da spasimanti. Ah, al momento sto con una modella. Si chiama… uhmm… O forse era un uomo…”
Braselò stritolò la mano di Rodolfo senza valutare la sua forza erculea e disse “Io sono Martin Braselo. Amo l’arte”
“Oh, che gioia abnorme! Quindi conoscerà di certo Vincent Van Gogh! Perché è stato un mio amante” Rodolfo si passò le dita sul vestito (GIALLO!) e vi soffiò sopra
“Van Gogh! Si certo. Mi piace molto il suo lavoro”
“E il suo artista preferito?”
“Van Gogh”
“Che coincidenza! Io amo molto il suo autoritratto. Mi ricorda i momenti di passione tra me e lui”
“Certo che a parlar d’arte il tempo vola! Ma veniamo agli affari!”
“Ma certo! La accompagno”
Rodolfo lo portò in galleria, dove Braselo potè ammirare il primo quadro di Greenhouse, “Natura morta con mela e banana”. Braselo non colse molto il significato, ma Rodolfo gli spiegò che quella era arte nel suo stato più puro in assoluto. Arte distillata.
Rodolfo spiegò a Braselo che quell’arte tanto pura derivava dal fatto che il quadro era composto da una mela e da una banana appiccicati alla tela, vuota. Capolavoro inestimabile nella sua purezza.
“Signor Caligari” chiese Braselo “Ma lei l’ha conosciuto il signor Greenhouse?”
“Sì certo, è stato mio amante, come tutti” Rispose prontissimo Rodolfo “E se è per questo, anche Brad Pitt e Angelina Jolie sono stati miei amanti. Assieme. Per ridurre i tempi e la fila”
“Ho capito. E mi dica: che persona era?”
“Adorabile! Un uomo buono e esplosivo d’arte. Conteneva tanta arte che gli usciva dagli orifizi, pensi”
Braselo provò ad immaginare l’arte che fuoriesce dagli orifizi, ma il cervello si rifiutò, mandando in sostituzione immagini di Jenna Jameson. Meglio così.
“Senta” disse Braselo, con tono risolutivo “Da lei voglio sapere solo una cosa: ha qui il suo secondo quadro?”
“Lei parla de “Il Portale”, non è vero?” Rodolfo si toccò il mento “Sì, è in questa stanza blindata”
“Perché blindata?”
“Perché tutti lo vogliono”
Rodolfo aprì la porta. La stanza era luminosa in maniera studiata, in modo da fa risaltare al meglio ciò che vi era all’interno.
Cioè niente, visto che non vi era nulla.
Rodolfo svenne, mentre Braselo scoppiò a ridere.
Braselo amava ridere della sfortuna dei pentasessuali.
No.
Quando la sua macchina parcheggiò di fronte alla galleria “Greenhouse”, Braselo capì che quella sarebbe stata una giornata in cui avrebbe appreso molto.
“Signor Braselo! L’attendevo con smania e spasmi!” l’accolse il direttore della galleria.
Lasciate che vi presenti quell’uomo. Quell’uomo è Rodolfo Confessori Caligari, è di derivazione italiana ed è pentasessuale (penta è “cinque”. Lo sapevate? Buon per voi). Da questo ne deduciamo che lui apprezza dividere il letto con uomini, donne, animali, vegetali e minerali. La sua età effettiva è di 56 anni e il suo aspetto è molto simile a quello di Hugh Hefner, senza tutte le donne attorno (ma molti minerali), senza la vestaglia, di certo più grasso e con i capelli neri. Come Hugh Hefner.
Ma bando alle ciance, sembra che Rodolfo si stia presentando:
“Piacere, sono Rodolfo Confessori Caligari e questa è la mia Galleria. Molte cose qui sono state mie amanti, quindi io giro sempre attorniato da spasimanti. Ah, al momento sto con una modella. Si chiama… uhmm… O forse era un uomo…”
Braselò stritolò la mano di Rodolfo senza valutare la sua forza erculea e disse “Io sono Martin Braselo. Amo l’arte”
“Oh, che gioia abnorme! Quindi conoscerà di certo Vincent Van Gogh! Perché è stato un mio amante” Rodolfo si passò le dita sul vestito (GIALLO!) e vi soffiò sopra
“Van Gogh! Si certo. Mi piace molto il suo lavoro”
“E il suo artista preferito?”
“Van Gogh”
“Che coincidenza! Io amo molto il suo autoritratto. Mi ricorda i momenti di passione tra me e lui”
“Certo che a parlar d’arte il tempo vola! Ma veniamo agli affari!”
“Ma certo! La accompagno”
Rodolfo lo portò in galleria, dove Braselo potè ammirare il primo quadro di Greenhouse, “Natura morta con mela e banana”. Braselo non colse molto il significato, ma Rodolfo gli spiegò che quella era arte nel suo stato più puro in assoluto. Arte distillata.
Rodolfo spiegò a Braselo che quell’arte tanto pura derivava dal fatto che il quadro era composto da una mela e da una banana appiccicati alla tela, vuota. Capolavoro inestimabile nella sua purezza.
“Signor Caligari” chiese Braselo “Ma lei l’ha conosciuto il signor Greenhouse?”
“Sì certo, è stato mio amante, come tutti” Rispose prontissimo Rodolfo “E se è per questo, anche Brad Pitt e Angelina Jolie sono stati miei amanti. Assieme. Per ridurre i tempi e la fila”
“Ho capito. E mi dica: che persona era?”
“Adorabile! Un uomo buono e esplosivo d’arte. Conteneva tanta arte che gli usciva dagli orifizi, pensi”
Braselo provò ad immaginare l’arte che fuoriesce dagli orifizi, ma il cervello si rifiutò, mandando in sostituzione immagini di Jenna Jameson. Meglio così.
“Senta” disse Braselo, con tono risolutivo “Da lei voglio sapere solo una cosa: ha qui il suo secondo quadro?”
“Lei parla de “Il Portale”, non è vero?” Rodolfo si toccò il mento “Sì, è in questa stanza blindata”
“Perché blindata?”
“Perché tutti lo vogliono”
Rodolfo aprì la porta. La stanza era luminosa in maniera studiata, in modo da fa risaltare al meglio ciò che vi era all’interno.
Cioè niente, visto che non vi era nulla.
Rodolfo svenne, mentre Braselo scoppiò a ridere.
Braselo amava ridere della sfortuna dei pentasessuali.
lunedì 9 marzo 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 15
“Sei stato troppo gentile con quegli uomini” disse l’uomo, di spalle “Quella gente è feccia”
“Quella gente ci ha fatto raggiungere il potere, ricordalo sempre” rispose Kiliak, appendendo il suo giubbotto all’appendino.
“No, ti sbagli” l’uomo scosse il dito “Quella gente non ha fatto nulla, perché sono stato io a portarti le informazioni di cui avevi bisogno”
“Tu hai portato le informazioni, mentre loro hanno svolto il lavoro”
L’uomo si alzò in piedi. Il suo viso era nero, così come le sue mani. Si potrebbe quindi dedurre che fosse un nero. Il suo unico occhio buono guardò in faccia Kiliak, mentre lo smeraldo infilato al posto del secondo splendeva non curante del fatto che dopotutto infilato lì non serviva a nulla.
“Immagino che da me vorrai altro, mi sbaglio?”
“Non sbagli” Kilak aprì un cassetto dalla sua scrivania, ne estrasse un plico e lo lancio all’uomo “Voglio questo”
“E perché lo dai a me?” rispose l’uomo, prendendo il plico
“Talune volte non sei molto diverso dalla mia gente, uomo nero senza nome” rispose Kiliak, sedendosi sulla sedia “Quello ti spiegherà ciò che voglio”
L’uomo aprì il plico e ne guardò il contentuto. Alzò l’occhio verso Kiliak e disse “Questo ti costerà. Ti costerà più del precedente lavoro”
“Quanto?”
“25 ghinee”
“Quella gente ci ha fatto raggiungere il potere, ricordalo sempre” rispose Kiliak, appendendo il suo giubbotto all’appendino.
“No, ti sbagli” l’uomo scosse il dito “Quella gente non ha fatto nulla, perché sono stato io a portarti le informazioni di cui avevi bisogno”
“Tu hai portato le informazioni, mentre loro hanno svolto il lavoro”
L’uomo si alzò in piedi. Il suo viso era nero, così come le sue mani. Si potrebbe quindi dedurre che fosse un nero. Il suo unico occhio buono guardò in faccia Kiliak, mentre lo smeraldo infilato al posto del secondo splendeva non curante del fatto che dopotutto infilato lì non serviva a nulla.
“Immagino che da me vorrai altro, mi sbaglio?”
“Non sbagli” Kilak aprì un cassetto dalla sua scrivania, ne estrasse un plico e lo lancio all’uomo “Voglio questo”
“E perché lo dai a me?” rispose l’uomo, prendendo il plico
“Talune volte non sei molto diverso dalla mia gente, uomo nero senza nome” rispose Kiliak, sedendosi sulla sedia “Quello ti spiegherà ciò che voglio”
L’uomo aprì il plico e ne guardò il contentuto. Alzò l’occhio verso Kiliak e disse “Questo ti costerà. Ti costerà più del precedente lavoro”
“Quanto?”
“25 ghinee”
mercoledì 18 febbraio 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 14
“AQUATI! ASCOLTATE IL VOSTRO CAPO!”
L’uomo, vestito con elementi eleganti ed elementi punk si rivolse alla folla sotto di lui.
Quell’uomo era Malcolm Kiliak e la folla alla quale si stava rivolgendo era la Confraternita degli Aquati, l’associazione a delinquere che al momento deteneva il diritto di prelazione sul territorio di New York.
Malcolm parlava dal punto più alto della Grotta degli Aquati, un luogo sotterraneo utilizzato dagli Aquati per le loro riunioni. Al momento il suo discorso stava tuonando.
“Cosa è che ci ha portato così in alto?” chiese Malcolm alla folla
“LA FORZA!”
“No, miei accoliti, no. Riflettete”
“LA POTENZA!”
“No, miei accoliti, anche se a stento colgo la differenza con la precedente risposta”
“LA CAPARBIA!”
“No, miei accoliti, perché non so cosa significhi. Vi dico io cosa ci ha portato qui”
“LA COCCIUTAGGINE!”
“No, ora ve lo dico io, state zitti”
“LA PRONTA EREZIONE!”
“No, non quella, proprio no. E’ stata la nostra conoscenza del nemico, il nostro sistema informativo”
“LA MUSCOLATURA!”
“No, vi ho detto che è stata la conoscenza del nemico”
“LA BELLEZZA!”
“Di certo non l’intelligenza, pare”
L’uomo, vestito con elementi eleganti ed elementi punk si rivolse alla folla sotto di lui.
Quell’uomo era Malcolm Kiliak e la folla alla quale si stava rivolgendo era la Confraternita degli Aquati, l’associazione a delinquere che al momento deteneva il diritto di prelazione sul territorio di New York.
Malcolm parlava dal punto più alto della Grotta degli Aquati, un luogo sotterraneo utilizzato dagli Aquati per le loro riunioni. Al momento il suo discorso stava tuonando.
“Cosa è che ci ha portato così in alto?” chiese Malcolm alla folla
“LA FORZA!”
“No, miei accoliti, no. Riflettete”
“LA POTENZA!”
“No, miei accoliti, anche se a stento colgo la differenza con la precedente risposta”
“LA CAPARBIA!”
“No, miei accoliti, perché non so cosa significhi. Vi dico io cosa ci ha portato qui”
“LA COCCIUTAGGINE!”
“No, ora ve lo dico io, state zitti”
“LA PRONTA EREZIONE!”
“No, non quella, proprio no. E’ stata la nostra conoscenza del nemico, il nostro sistema informativo”
“LA MUSCOLATURA!”
“No, vi ho detto che è stata la conoscenza del nemico”
“LA BELLEZZA!”
“Di certo non l’intelligenza, pare”
mercoledì 11 febbraio 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 13
“ ‘Il portale’ di Greenhouse? Credo che sia nella galleria ‘Greenhouse’, signor detective” disse la vecchia donna, mentre rammendava un vecchio vestito.
Braselo era seduto di fronte a lei, sorseggiando una bevanda giallo/verde che la donna chiamava “Tisana drenante”. Quella donna era la madre di Peter Greenhouse, vedova parzialmente inconsolabile e madre di un figlio parzialmente compianto.
“La notizia della morte di suo figlio non sembra turbarla troppo, signora” punzecchiò Braselo, sorseggiando la sua Tisana.
La vecchia guardò fuori dalla finestra e disse “Guardi, c’è il tramonto. Erano molti anni che non ne vedevo uno così”
“Signora, me ne strafrego del tramonto” disse cortesemente Braselo “Risponda alla mia domanda, prima che mi stufi e la picchi”
“Va bene, va bene, stia tranquillo con quella pistola”
Braselo reinfoderò la pistola. Era convinto che lo sventolare la pistola sotto il naso delle persone fosse il modo migliore di ottenere informazioni.
“Mio figlio è sempre stato un ragazzo strano” disse la donna “Sa, mentre gli amici giocavano a calcio, lui disegnava. Mentre gli amici guardavano la TV, lui disegnava”
“Per caso suo figlio era omosessuale?”
“Scusi?”
“Intendo dire: per caso suo figlio era ricchione?”
“Non capisco bene”
“Suo figlio era un culattone?”
“Ah! Ora capisco! Certo che voi poliziotti usate certi termini difficili! No, no, non le era, anzi! Sapesse quante ragazze portava a casa! E doveva sentire che versi! E che urla! Ah, la gioventù! Al solo pensarci…”
“Prima che lei continui, vorrei precisare che nonostante io sembri immensamente bello, in realtà sotto il vestito sono orrendo, un po’ come gli insetti”
“Peccato, signor detective, stavo già pregustando”
“Spiace quasi anche a me. Non fa niente, mi parli dei dipinti di suo figlio”
“Aspetti, glieli mostro”
La donna si alzò, andò verso una porta sotto la scala e l’aprì: dall’interno ne estrasse delle tavole.
“Ecco, signor detective, questi sono i dipinti di mio figlio”
“Non capisco, sembrano tutti rappresentare una roba un po’ ovale, con una linea centrale, oppure dei triangoli, sempre con questa linea centrale”
“Mio figlio da giovane aveva sempre in mente quella roba lì”
“Uhm… capisco. E da professionista?”
“Da professionista ha fatto solo due quadri”
“Due quadri?”
“Sì, sono esposti oggi alla galleria ‘Greenhouse’, se muove quelle sue belle chiappe sode, forse la può ancora visitare. Trova il numero sull’elenco”
“Grazie signora. Si riguardi”
“Cosa devo guardare?”
“Guardi se stessa”
“Dove?”
Braselo era seduto di fronte a lei, sorseggiando una bevanda giallo/verde che la donna chiamava “Tisana drenante”. Quella donna era la madre di Peter Greenhouse, vedova parzialmente inconsolabile e madre di un figlio parzialmente compianto.
“La notizia della morte di suo figlio non sembra turbarla troppo, signora” punzecchiò Braselo, sorseggiando la sua Tisana.
La vecchia guardò fuori dalla finestra e disse “Guardi, c’è il tramonto. Erano molti anni che non ne vedevo uno così”
“Signora, me ne strafrego del tramonto” disse cortesemente Braselo “Risponda alla mia domanda, prima che mi stufi e la picchi”
“Va bene, va bene, stia tranquillo con quella pistola”
Braselo reinfoderò la pistola. Era convinto che lo sventolare la pistola sotto il naso delle persone fosse il modo migliore di ottenere informazioni.
“Mio figlio è sempre stato un ragazzo strano” disse la donna “Sa, mentre gli amici giocavano a calcio, lui disegnava. Mentre gli amici guardavano la TV, lui disegnava”
“Per caso suo figlio era omosessuale?”
“Scusi?”
“Intendo dire: per caso suo figlio era ricchione?”
“Non capisco bene”
“Suo figlio era un culattone?”
“Ah! Ora capisco! Certo che voi poliziotti usate certi termini difficili! No, no, non le era, anzi! Sapesse quante ragazze portava a casa! E doveva sentire che versi! E che urla! Ah, la gioventù! Al solo pensarci…”
“Prima che lei continui, vorrei precisare che nonostante io sembri immensamente bello, in realtà sotto il vestito sono orrendo, un po’ come gli insetti”
“Peccato, signor detective, stavo già pregustando”
“Spiace quasi anche a me. Non fa niente, mi parli dei dipinti di suo figlio”
“Aspetti, glieli mostro”
La donna si alzò, andò verso una porta sotto la scala e l’aprì: dall’interno ne estrasse delle tavole.
“Ecco, signor detective, questi sono i dipinti di mio figlio”
“Non capisco, sembrano tutti rappresentare una roba un po’ ovale, con una linea centrale, oppure dei triangoli, sempre con questa linea centrale”
“Mio figlio da giovane aveva sempre in mente quella roba lì”
“Uhm… capisco. E da professionista?”
“Da professionista ha fatto solo due quadri”
“Due quadri?”
“Sì, sono esposti oggi alla galleria ‘Greenhouse’, se muove quelle sue belle chiappe sode, forse la può ancora visitare. Trova il numero sull’elenco”
“Grazie signora. Si riguardi”
“Cosa devo guardare?”
“Guardi se stessa”
“Dove?”
martedì 3 febbraio 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 12
New York, la città della Libertà, degli affari e del mare nel quale è meglio non entrare con il proprio corpo.
La città è come una immensa creatura sonnacchiosa, che assorbe l’energia vitale di chi ci vive, diventando tramite questa sempre più grossa e sonnacchiosa. New York è al limite: presto si addormenterà e morirà. Allora la sua carcassa sarà preda per le iene e Tazzullo sapeva benissimo che gli Aquati ed i Flagiati erano le iene più grosse. Non avrebbe accettato nemmeno per un secondo di dividere la carcassa con quegli esseri abietti e senza rispetto per nulla (tipo per il cibo).
La sera prima Tazzullo aveva mandato a casa il messaggero senza fargli/farle nulla. Non desiderava la morte, ma desiderava avvertire il suo nemico nella maniera più subdola: non uccidendo il messaggero, aveva detto a Lucian che non compirà gesti avventati e dettati dal momento.
Quel messaggero era ancora vivo e Tazzullo era certo che lo avrebbe rivisto. O rivista, a seconda di quel che era.
In questo momento il cielo stava diventando rosso: il sole stava tramontando. Tazzullo si fermò solo un secondo a guardare il cielo: per qualche ragione ritenne che quel momento fosse da conservare nella sua memoria. Fu solo un momento, poi si addentrò nella strada del vecchio saggio.
Ancora una volta le sue scarpe si sporcarono e la sua tuba grattò i balconi e ancora una volta il vecchio stava immerso nel lerciume.
“Craig Tazzullo, sei tornato. Hai portato con te l’obolo da me richiesto?”
“Ho con me l’obolo che tu hai chiesto. Hai con te le informazioni a cui io anelo?”
“Io ho quelle informazioni. Mostrami il guiderdone”
Tazzullo estrasse il sacco e lo lanciò al vecchio, che lo aprì.
“Uhmm.. qui abbiamo 25 ghinee, come da me richiesto. Ora ti spiegherò perché ti ho chiesto queste monete”
“In realtà preferirei che rispondessi alla mia sinuosa domanda”
Il vecchio non ascoltò: “Ti ho chiesto queste monete perché sono monete inglesi, come lo erano i tuoi antichi parenti. Te ne ho chieste proprio 25, perché sono gli anni che ti ho atteso con la tua domanda”
“Mi hai atteso per 25 anni, vecchio? Ma chi sei?”
“Non ha importanza il mio nome, ma quello che rappresento. Io sono la memoria di New York e 25 anni non sono nulla per la memoria di uno Stato”
“Rispondi alla mia domanda ora, vecchio” Tazzullo iniziò a spazientirsi “Parlami della chiave” Prese dalla sua tasca la chiave cilindrica “Questa chiave”
“Quella chiave” rispose il vecchio “E’ tua da sempre”
“No, è mia da un paio di giorni”
“No, è tua da sempre”
“Va bene, vecchio, è mia da sempre ed io sono Inglese. Continua”
“Quella chiave apre una grande porta, ma richiede la sua gemella. Entrambe le chiavi devono girare allo stesso istante per poter funzionare”
“Di quale porta stiamo parlando, vecchio?”
La città è come una immensa creatura sonnacchiosa, che assorbe l’energia vitale di chi ci vive, diventando tramite questa sempre più grossa e sonnacchiosa. New York è al limite: presto si addormenterà e morirà. Allora la sua carcassa sarà preda per le iene e Tazzullo sapeva benissimo che gli Aquati ed i Flagiati erano le iene più grosse. Non avrebbe accettato nemmeno per un secondo di dividere la carcassa con quegli esseri abietti e senza rispetto per nulla (tipo per il cibo).
La sera prima Tazzullo aveva mandato a casa il messaggero senza fargli/farle nulla. Non desiderava la morte, ma desiderava avvertire il suo nemico nella maniera più subdola: non uccidendo il messaggero, aveva detto a Lucian che non compirà gesti avventati e dettati dal momento.
Quel messaggero era ancora vivo e Tazzullo era certo che lo avrebbe rivisto. O rivista, a seconda di quel che era.
In questo momento il cielo stava diventando rosso: il sole stava tramontando. Tazzullo si fermò solo un secondo a guardare il cielo: per qualche ragione ritenne che quel momento fosse da conservare nella sua memoria. Fu solo un momento, poi si addentrò nella strada del vecchio saggio.
Ancora una volta le sue scarpe si sporcarono e la sua tuba grattò i balconi e ancora una volta il vecchio stava immerso nel lerciume.
“Craig Tazzullo, sei tornato. Hai portato con te l’obolo da me richiesto?”
“Ho con me l’obolo che tu hai chiesto. Hai con te le informazioni a cui io anelo?”
“Io ho quelle informazioni. Mostrami il guiderdone”
Tazzullo estrasse il sacco e lo lanciò al vecchio, che lo aprì.
“Uhmm.. qui abbiamo 25 ghinee, come da me richiesto. Ora ti spiegherò perché ti ho chiesto queste monete”
“In realtà preferirei che rispondessi alla mia sinuosa domanda”
Il vecchio non ascoltò: “Ti ho chiesto queste monete perché sono monete inglesi, come lo erano i tuoi antichi parenti. Te ne ho chieste proprio 25, perché sono gli anni che ti ho atteso con la tua domanda”
“Mi hai atteso per 25 anni, vecchio? Ma chi sei?”
“Non ha importanza il mio nome, ma quello che rappresento. Io sono la memoria di New York e 25 anni non sono nulla per la memoria di uno Stato”
“Rispondi alla mia domanda ora, vecchio” Tazzullo iniziò a spazientirsi “Parlami della chiave” Prese dalla sua tasca la chiave cilindrica “Questa chiave”
“Quella chiave” rispose il vecchio “E’ tua da sempre”
“No, è mia da un paio di giorni”
“No, è tua da sempre”
“Va bene, vecchio, è mia da sempre ed io sono Inglese. Continua”
“Quella chiave apre una grande porta, ma richiede la sua gemella. Entrambe le chiavi devono girare allo stesso istante per poter funzionare”
“Di quale porta stiamo parlando, vecchio?”
martedì 27 gennaio 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 11
“Messaggero, dammi le risposte che cerco” la voce di Lucian De La Roche rimbombava in tutta la stanza, concepita proprio a tale scopo. Egli non si mostrava mai a niuno e rimaneva sempre nascosto dietro il suo enorme trono. Nessuno aveva il diritto di vederlo.
“Il signor Tazzullo non ha accettato” rispose il messaggero/uomo/donna “mi ha rubato le monete e ha minacciato di distruggerci”
La risata di Lucian fu grande, ampia e bagorda.
“Intende distruggere noi? Da solo?”
“Così sembra, signore”
“Messaggero, il tuo lavoro è stato compiuto con diligenza: non hai fatto nulla di più né nulla di meno. Sono soddisfatto di te”
“Grazie, signore”
“La tua diligenza mi impone di darti un nuovo incarico” continuò Lucian “Tale incarico sarà pericoloso almeno quanto il precedente, e mi aspetto da te un unico risultato”
“Cosa vuole, signore?”
“Voglio il dipinto di Greenhouse”
“Il signor Tazzullo non ha accettato” rispose il messaggero/uomo/donna “mi ha rubato le monete e ha minacciato di distruggerci”
La risata di Lucian fu grande, ampia e bagorda.
“Intende distruggere noi? Da solo?”
“Così sembra, signore”
“Messaggero, il tuo lavoro è stato compiuto con diligenza: non hai fatto nulla di più né nulla di meno. Sono soddisfatto di te”
“Grazie, signore”
“La tua diligenza mi impone di darti un nuovo incarico” continuò Lucian “Tale incarico sarà pericoloso almeno quanto il precedente, e mi aspetto da te un unico risultato”
“Cosa vuole, signore?”
“Voglio il dipinto di Greenhouse”
giovedì 22 gennaio 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 10
10
Il negozio stava di fronte a Braselo, sfoggiando il suo nome: “Compro oro, pago in natura”.
Braselo entrò proprio mentre si svolgeva una transazione commerciale:
“Salve, signor commerciante. Ho qui con me dell’oro”
“L’oro che mi vuole vendere è corredato dal suo scontrino fiscale, come le leggi del nostro Stato impongono?”
“Purtroppo temo che l’oro con il quale intendo portare a termine la transazione non abbia tale ammennicolo con sé”
“Beh, mi può garantire che questo oro che lei vuole vendermi non è stato indebitamente sottratto a chicchessia?”
“Certo che posso“
“Lo faccia”
“Beh, quell’oro è mio”
“Questa sua assicurazione basterà. Ora potrà ricevere il suo pagamento dal mio alter-ego sul retro. Dispone di una discreta abilità e sono certo che le sue terga apprezzeranno”
Il cliente se ne andò nel retro, per ricevere il suo pagamento in natura.
Braselo si avvicinò e il negoziante sbottò “Signore, mi spiace ma sto già pagando un cliente”
“Mi faccia solo capire. La gente viene qui dandole dell’oro e come pagamento vengono violati nelle loro terga?”
“Sì, queste sono le condizioni”
“Mi sembra molto equo”
“Posso fare qualcosa per lei?”
“Sì certo” disse Braselo “Conosce un certo Peter Greenhouse?”
“Uhmm… Greenhouse dice?” l’uomo sfogliò delle carte “Sì, ho qui un Greenhouse”
“Cosa ha fatto qui da lei?”
“Mi ha venduto dell’oro, che io ho pagato al solito”
“Tutto qui?”
“Sì”
Braselo lo guardò negli occhi: essendo Braselo un mammifero, quello era un chiaro gesto di sfida.
Il negoziante non distolse lo sguardo: accettava la sfida. Disse: “Smetta di guardarmi così: i miei servigi vengono erogati solo se pagati con l’oro”
Braselo distolse subito lo sguardo: il negoziante aveva vinto.
“Mi dica almeno il suo nome, signor negoziante” disse Braselo. La sconfitta bruciava, ma meglio una scottatura nell’animo che altrove.
“Il mio nome è Manfrend Von Vukotic”
“Non mi sembra un nome Francese”
“Infatti è tedesco”
“Eppure lei sembra francese”
“Ma sono Tedesco”
Braselo sbuffò: quel dannato tedesco stava vincendo. Non poteva accettare una cosa del genere. Non poteva.
Con un colpo di braccio liberò tutta la scrivania e prima che Von Vukotic potesse fare qualcosa, Braselo lo prese e lo bloccò sul tavolo.
“Allora, tedesco” disse Braselo tenendo bloccato il braccio dell’uomo dietro la schiena “Dimmi quello che sai.”
Vukotic rimase tranquillo, non cercò di liberarsi. Rispose con tono tranquillo “Non so nulla di quel Greenhouse. Chieda ai suoi familiari. Le posso dare l’indirizzo”
“Me lo dia!” una luce si accese nel cerebro di Braselo “Ma.. se lei ha l’indirizzo allora lo conosce!”
Peccato che la riflessione e l’accensione della luminanza siano accadute mentre Braselo stava mangiando durante la cena quella sera.
“Che cosa?” chiese Katia “Chi dovrei conoscere?”
“Oh, nessuno. Una cosa di lavoro che mi è sovvenuta proprio ora”
“In questi giorni il tuo lavoro ti prende più del solito, Martin” disse Katia sedendosi vicino a lui “Vuoi parlarne?”
“Sì, va bene. Un tale si è ucciso e…”
“Che schifo! La gente morta! Che schifo! No, no, non parlarmene più che poi mi impressiono e non dormo più”
Quella notte, Braselo ricevette un SMS. Tanto non sa usare il cellulare.
Il negozio stava di fronte a Braselo, sfoggiando il suo nome: “Compro oro, pago in natura”.
Braselo entrò proprio mentre si svolgeva una transazione commerciale:
“Salve, signor commerciante. Ho qui con me dell’oro”
“L’oro che mi vuole vendere è corredato dal suo scontrino fiscale, come le leggi del nostro Stato impongono?”
“Purtroppo temo che l’oro con il quale intendo portare a termine la transazione non abbia tale ammennicolo con sé”
“Beh, mi può garantire che questo oro che lei vuole vendermi non è stato indebitamente sottratto a chicchessia?”
“Certo che posso“
“Lo faccia”
“Beh, quell’oro è mio”
“Questa sua assicurazione basterà. Ora potrà ricevere il suo pagamento dal mio alter-ego sul retro. Dispone di una discreta abilità e sono certo che le sue terga apprezzeranno”
Il cliente se ne andò nel retro, per ricevere il suo pagamento in natura.
Braselo si avvicinò e il negoziante sbottò “Signore, mi spiace ma sto già pagando un cliente”
“Mi faccia solo capire. La gente viene qui dandole dell’oro e come pagamento vengono violati nelle loro terga?”
“Sì, queste sono le condizioni”
“Mi sembra molto equo”
“Posso fare qualcosa per lei?”
“Sì certo” disse Braselo “Conosce un certo Peter Greenhouse?”
“Uhmm… Greenhouse dice?” l’uomo sfogliò delle carte “Sì, ho qui un Greenhouse”
“Cosa ha fatto qui da lei?”
“Mi ha venduto dell’oro, che io ho pagato al solito”
“Tutto qui?”
“Sì”
Braselo lo guardò negli occhi: essendo Braselo un mammifero, quello era un chiaro gesto di sfida.
Il negoziante non distolse lo sguardo: accettava la sfida. Disse: “Smetta di guardarmi così: i miei servigi vengono erogati solo se pagati con l’oro”
Braselo distolse subito lo sguardo: il negoziante aveva vinto.
“Mi dica almeno il suo nome, signor negoziante” disse Braselo. La sconfitta bruciava, ma meglio una scottatura nell’animo che altrove.
“Il mio nome è Manfrend Von Vukotic”
“Non mi sembra un nome Francese”
“Infatti è tedesco”
“Eppure lei sembra francese”
“Ma sono Tedesco”
Braselo sbuffò: quel dannato tedesco stava vincendo. Non poteva accettare una cosa del genere. Non poteva.
Con un colpo di braccio liberò tutta la scrivania e prima che Von Vukotic potesse fare qualcosa, Braselo lo prese e lo bloccò sul tavolo.
“Allora, tedesco” disse Braselo tenendo bloccato il braccio dell’uomo dietro la schiena “Dimmi quello che sai.”
Vukotic rimase tranquillo, non cercò di liberarsi. Rispose con tono tranquillo “Non so nulla di quel Greenhouse. Chieda ai suoi familiari. Le posso dare l’indirizzo”
“Me lo dia!” una luce si accese nel cerebro di Braselo “Ma.. se lei ha l’indirizzo allora lo conosce!”
Peccato che la riflessione e l’accensione della luminanza siano accadute mentre Braselo stava mangiando durante la cena quella sera.
“Che cosa?” chiese Katia “Chi dovrei conoscere?”
“Oh, nessuno. Una cosa di lavoro che mi è sovvenuta proprio ora”
“In questi giorni il tuo lavoro ti prende più del solito, Martin” disse Katia sedendosi vicino a lui “Vuoi parlarne?”
“Sì, va bene. Un tale si è ucciso e…”
“Che schifo! La gente morta! Che schifo! No, no, non parlarmene più che poi mi impressiono e non dormo più”
Quella notte, Braselo ricevette un SMS. Tanto non sa usare il cellulare.
giovedì 15 gennaio 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 9
9
5 Ottobre 1790
Oggi è andata molto bene: sono andato a visitare le mie terre. Sono molto ampie e sembrano fertili. Sono certo che le mie piantagioni di the e i miei allevamenti di bisonti da pudding andranno ottimamente. Rimarrò qui ancora qualche tempo prima di ripartire.
Nel pomeriggio ho parlato con il capitano Braselo. E’ stata una chiacchierata tra gentiluomini: il signor Braselo è molto colto e sembra avere grande rispetto per i suoi schiavi.
Solo poco fa sembrava esserci un po’ di fermento nel mezzo del campo: sembra che uno di quei mozzi puzzoni abbia trovato qualcosa. Tanto qualunque cosa si trovi nel mio campo è mia.
6 Ottobre 1790
Questa mattina quando mi sono svegliato, una donna di una curiosa genìa si è introdotta nella mia tenda: terrorizzato le ho intimato di uscire, ma lei mi ha porto un oggetto, tutto tondo e liscio.
In genere diffido degli oggetti dei barbari, in particolare se Italiani. Quella donna era tutta scura, quindi penso fosse italiana. Il fatto che non abbia parlato mi conferma l’idea che fosse Italiana: in Italia la gente si esprime ancora per versi.
Non toccherò quell’oggetto, sicuramente se lo tocco mi verrà lo scolo, il cimurro e la rettocolite ulcerosa.
10 Ottobre 1790
Mi hanno rubato il mio oggetto! Maledetti! Saranno stati quegli italiani vestiti con quella roba sgargiante, le piume in testa e i segni colorati in faccia.
Non capisco come abbiano fatto: gli italiani non si sono evoluti dallo stato di cro-magnon e quindi non sanno come organizzarsi. Non fa niente, domani Braselo di certo mi aiuterà.
Meno male che ho con me il mio the, altrimenti non avrei saputo cosa fare.
11 Ottobre 1790
Ho cercato Braselo tutto il giorno, ma ho trovato solo quel mozzo cencioso, quel Tazzullo. Stava parlando con i suoi colleghi bifolchi. Non so di cosa parlasse, ma ho sentito urla di giubilo e di approvazione. Non ho interesse in queste cose mondane tra gente con una cultura tanto ridotta, ma rivorrei indietro il mio oggetto. Prima non mi interessava, ma ora che me l’hanno rubato lo rivoglio.
12 Ottobre 1790
Sono chiuso nella mia stanza. I mozzi sembrano piuttosto seccati per qualcosa e cercano il capitano. Addirittura quel Tazzullo mi ha puntato alla gola la sua spada. Che maleducato. Quando l’ha fatto, subito mi sono messo a piangere, per dissimulare la mia gigantesca forza d’animo. Meglio far credere al nemico di essere deboli.
Comunque ora sto qui nella mia stanza, ben chiusa: non vorrei mai far esplodere la mia furia belluina e contundere qualcuno. Meglio stare qui nella mia stanza. Cioè, meglio per gli altri, non per me, io mica ho paura.
5 Ottobre 1790
Oggi è andata molto bene: sono andato a visitare le mie terre. Sono molto ampie e sembrano fertili. Sono certo che le mie piantagioni di the e i miei allevamenti di bisonti da pudding andranno ottimamente. Rimarrò qui ancora qualche tempo prima di ripartire.
Nel pomeriggio ho parlato con il capitano Braselo. E’ stata una chiacchierata tra gentiluomini: il signor Braselo è molto colto e sembra avere grande rispetto per i suoi schiavi.
Solo poco fa sembrava esserci un po’ di fermento nel mezzo del campo: sembra che uno di quei mozzi puzzoni abbia trovato qualcosa. Tanto qualunque cosa si trovi nel mio campo è mia.
6 Ottobre 1790
Questa mattina quando mi sono svegliato, una donna di una curiosa genìa si è introdotta nella mia tenda: terrorizzato le ho intimato di uscire, ma lei mi ha porto un oggetto, tutto tondo e liscio.
In genere diffido degli oggetti dei barbari, in particolare se Italiani. Quella donna era tutta scura, quindi penso fosse italiana. Il fatto che non abbia parlato mi conferma l’idea che fosse Italiana: in Italia la gente si esprime ancora per versi.
Non toccherò quell’oggetto, sicuramente se lo tocco mi verrà lo scolo, il cimurro e la rettocolite ulcerosa.
10 Ottobre 1790
Mi hanno rubato il mio oggetto! Maledetti! Saranno stati quegli italiani vestiti con quella roba sgargiante, le piume in testa e i segni colorati in faccia.
Non capisco come abbiano fatto: gli italiani non si sono evoluti dallo stato di cro-magnon e quindi non sanno come organizzarsi. Non fa niente, domani Braselo di certo mi aiuterà.
Meno male che ho con me il mio the, altrimenti non avrei saputo cosa fare.
11 Ottobre 1790
Ho cercato Braselo tutto il giorno, ma ho trovato solo quel mozzo cencioso, quel Tazzullo. Stava parlando con i suoi colleghi bifolchi. Non so di cosa parlasse, ma ho sentito urla di giubilo e di approvazione. Non ho interesse in queste cose mondane tra gente con una cultura tanto ridotta, ma rivorrei indietro il mio oggetto. Prima non mi interessava, ma ora che me l’hanno rubato lo rivoglio.
12 Ottobre 1790
Sono chiuso nella mia stanza. I mozzi sembrano piuttosto seccati per qualcosa e cercano il capitano. Addirittura quel Tazzullo mi ha puntato alla gola la sua spada. Che maleducato. Quando l’ha fatto, subito mi sono messo a piangere, per dissimulare la mia gigantesca forza d’animo. Meglio far credere al nemico di essere deboli.
Comunque ora sto qui nella mia stanza, ben chiusa: non vorrei mai far esplodere la mia furia belluina e contundere qualcuno. Meglio stare qui nella mia stanza. Cioè, meglio per gli altri, non per me, io mica ho paura.
venerdì 9 gennaio 2009
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 8
8
“Carl, ho fatto un sogno strano” disse Tazzullo, alzandosi “Ho sognato che una donna entrava da quella porta, entrava nel mio letto e poi facevamo l’amore tutta la notte fino a che non mi sono svegliato proprio ora”
“Signor Tazzullo” disse Carl “Lei fa sogni impossibili”
“Non è vero” rispose Tazzullo indossando i suoi vestiti da Cattivo “Credo che sarebbe possibile. Il mio fisico è in una forma eccezionale e ritengo di essere sensibile abbastanza da poter piacere ad ogni donna che mi possa interessare”
Carl posò la colazione sul letto “Non dubito che lei sia piacente, ma per avere una donna c’è un evento necessario che deve accadere: lei deve conoscere una donna”
“Sei pazzo? Io sono un cattivo, le donne richiedono un animo nobile ed una fierezza che è solo dei buoni”
“Ieri sono uscito con una che mi ha detto che tutto quello che cerca lei in un uomo sono 25 centimetri ed un buon conto in banca. Sembrava che il conto in banca fosse molto importante”
“Quella donna non era virtuosa. Io voglio una donna virtuosa, che cerchi amore perché ne ha da dare, generando quindi un circolo di amore”
“Credo che quella donna intendesse quello quando parlava dei 25 centimetri. Sul circolo, non so”
“No Carl” disse Tazzullo sistemandosi la tuba “Quelle donne non cercano il male ed io sono il male. Io rimarrò solo, perché non mi è concesso amare. Se mi fosse concesso, allora entrerebbe una donna proprio ora dalla porta, si introdurrebbe nel mio letto e faremmo l’amore tutto il giorno, come nel mio sogno”
Una donna entrò dalla porta e disse “Scusi, lei è il signor Tazzullo?”
“Sì” disse Tazzullo sistemandosi i vestiti “Per caso sente il bisogno di entrare in questo letto e … ehmm…. Beh, iniziamo dall’entrare nel letto, non le pare?”
“No, non intendo entrare nel letto di un uomo malvagio, Signor Tazzullo”
E’ incredibile come le frasi che si dicono tutti i giorni possano essere dolorose se pronunciate da un’altra persona che non è sé stessi.
“Va bene” disse Tazzullo “Perché è qui?”
“Sono venuta per portarle un messaggio da parte dei Flagiati”
Tazzullo osservò la donna: era coperta dalla testa ai piedi da un lungo manto nero, dal quale spuntava solo una ciocca bionda. Nient’altro era mostrato.
“Va bene” Tazzullo si chiuse nel suo mantello da Cattivo “Mi segua nella stanza delle udienze”
La stanza delle udienze era una nuova aggiunta alla magione di Tazzullo: di recente aveva ricevuto molte visite e non gli andava di ricevere gente sempre in cucina, poiché Carl lì dentro macellava gli animali e questo turbava gli animi delle persone che venivano a trovarlo. Sua madre (di Tazzullo) in particolare non aveva apprezzato.
Tazzullo si sedette sulla sua sedia da udienze, si piegò avanti appoggiando il gomito sul ginocchio e disse “Dimmi tutto, donna”
“Come sa che sono una donna?”
“Lei ha i seni”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Lei ha un timbro vocale inequivocabile”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Lei parla di se stessa al femminile”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Allora faremo finta, per amore per la normalità in cui tutti questi indizi indicano una donna, che lei sia una donna e non una creatura mitologica con due seni e timbro femminile, ma nonostante questo un uomo”
“Va bene signor Tazzullo”
“Ora mi dica, creatura, il suo messaggio”
La donna/uomo/creatura estrasse dal suo mantello un foglio, lo aprì di fronte a sè e lesse:
“Alla sua Malvagità somma ed incommensurabile Craig Tazzullo,
Sono Lucian De La Roche e sono il Regnante della Casata dei Flagiati. In questi ultimi mesi abbiamo avuto degli screzi con la Sua Signoria. So bene che la nostra organizzazione opera in quello che lei chiama il suo territorio, ma sono certo che questo sia grande abbastanza per entrambi.
Per appianare i nostri screzi, ho deciso di offrirle una transazione, che sono certo lei troverà conveniente”
La donna/quelCheE’ tirò fuori un sacchetto e continuò a leggere:
“Quello che il messaggero le offre sono 25 ghinee. In cambio lei mi potrà consegnare un oggetto che a lei non serve a nulla: una chiave, che lei dovrebbe possedere. Se accetta le nostre parti saranno in amicizia e in alcun modo i Flagiati interferiranno con i suoi piani.
Se lei non accetta, allora sarà guerra ed io giuro sul nome dei De La Roche e dei Flagiati che la sua testa sarà su una picca entro quattro giorni”
Tazzullo riflettè: cosa se ne faceva delle 25 ghinee se non poteva tenere la chiave? Quella proposta era una presa in giro.
“Signor Messaggero, io non sono certo di poter accettare se prima non vedo le monete”
Il messaggero/creaturaCuriosa lanciò a Tazzullo una moneta. Era proprio una ghinea.
“Certo, signor Messaggero, che non posso essere sicuro che siano tutte vere quelle monete”
Il messaggero/Boh lanciò allora tutta la borsa.
“Bene, ora può tornare dal suo capo” disse Tazzullo “Tenendo per me la chiave e le monete non accetto il patto. Gli prometta che entro quattro giorni i Flagiati saranno eliminati dalla storia. Nessuno si ricorderà dei Flagiati” Tazzullo sorrise di sottecchi “E quindi nemmeno di lei, messaggero”
“Carl, ho fatto un sogno strano” disse Tazzullo, alzandosi “Ho sognato che una donna entrava da quella porta, entrava nel mio letto e poi facevamo l’amore tutta la notte fino a che non mi sono svegliato proprio ora”
“Signor Tazzullo” disse Carl “Lei fa sogni impossibili”
“Non è vero” rispose Tazzullo indossando i suoi vestiti da Cattivo “Credo che sarebbe possibile. Il mio fisico è in una forma eccezionale e ritengo di essere sensibile abbastanza da poter piacere ad ogni donna che mi possa interessare”
Carl posò la colazione sul letto “Non dubito che lei sia piacente, ma per avere una donna c’è un evento necessario che deve accadere: lei deve conoscere una donna”
“Sei pazzo? Io sono un cattivo, le donne richiedono un animo nobile ed una fierezza che è solo dei buoni”
“Ieri sono uscito con una che mi ha detto che tutto quello che cerca lei in un uomo sono 25 centimetri ed un buon conto in banca. Sembrava che il conto in banca fosse molto importante”
“Quella donna non era virtuosa. Io voglio una donna virtuosa, che cerchi amore perché ne ha da dare, generando quindi un circolo di amore”
“Credo che quella donna intendesse quello quando parlava dei 25 centimetri. Sul circolo, non so”
“No Carl” disse Tazzullo sistemandosi la tuba “Quelle donne non cercano il male ed io sono il male. Io rimarrò solo, perché non mi è concesso amare. Se mi fosse concesso, allora entrerebbe una donna proprio ora dalla porta, si introdurrebbe nel mio letto e faremmo l’amore tutto il giorno, come nel mio sogno”
Una donna entrò dalla porta e disse “Scusi, lei è il signor Tazzullo?”
“Sì” disse Tazzullo sistemandosi i vestiti “Per caso sente il bisogno di entrare in questo letto e … ehmm…. Beh, iniziamo dall’entrare nel letto, non le pare?”
“No, non intendo entrare nel letto di un uomo malvagio, Signor Tazzullo”
E’ incredibile come le frasi che si dicono tutti i giorni possano essere dolorose se pronunciate da un’altra persona che non è sé stessi.
“Va bene” disse Tazzullo “Perché è qui?”
“Sono venuta per portarle un messaggio da parte dei Flagiati”
Tazzullo osservò la donna: era coperta dalla testa ai piedi da un lungo manto nero, dal quale spuntava solo una ciocca bionda. Nient’altro era mostrato.
“Va bene” Tazzullo si chiuse nel suo mantello da Cattivo “Mi segua nella stanza delle udienze”
La stanza delle udienze era una nuova aggiunta alla magione di Tazzullo: di recente aveva ricevuto molte visite e non gli andava di ricevere gente sempre in cucina, poiché Carl lì dentro macellava gli animali e questo turbava gli animi delle persone che venivano a trovarlo. Sua madre (di Tazzullo) in particolare non aveva apprezzato.
Tazzullo si sedette sulla sua sedia da udienze, si piegò avanti appoggiando il gomito sul ginocchio e disse “Dimmi tutto, donna”
“Come sa che sono una donna?”
“Lei ha i seni”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Lei ha un timbro vocale inequivocabile”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Lei parla di se stessa al femminile”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Allora faremo finta, per amore per la normalità in cui tutti questi indizi indicano una donna, che lei sia una donna e non una creatura mitologica con due seni e timbro femminile, ma nonostante questo un uomo”
“Va bene signor Tazzullo”
“Ora mi dica, creatura, il suo messaggio”
La donna/uomo/creatura estrasse dal suo mantello un foglio, lo aprì di fronte a sè e lesse:
“Alla sua Malvagità somma ed incommensurabile Craig Tazzullo,
Sono Lucian De La Roche e sono il Regnante della Casata dei Flagiati. In questi ultimi mesi abbiamo avuto degli screzi con la Sua Signoria. So bene che la nostra organizzazione opera in quello che lei chiama il suo territorio, ma sono certo che questo sia grande abbastanza per entrambi.
Per appianare i nostri screzi, ho deciso di offrirle una transazione, che sono certo lei troverà conveniente”
La donna/quelCheE’ tirò fuori un sacchetto e continuò a leggere:
“Quello che il messaggero le offre sono 25 ghinee. In cambio lei mi potrà consegnare un oggetto che a lei non serve a nulla: una chiave, che lei dovrebbe possedere. Se accetta le nostre parti saranno in amicizia e in alcun modo i Flagiati interferiranno con i suoi piani.
Se lei non accetta, allora sarà guerra ed io giuro sul nome dei De La Roche e dei Flagiati che la sua testa sarà su una picca entro quattro giorni”
Tazzullo riflettè: cosa se ne faceva delle 25 ghinee se non poteva tenere la chiave? Quella proposta era una presa in giro.
“Signor Messaggero, io non sono certo di poter accettare se prima non vedo le monete”
Il messaggero/creaturaCuriosa lanciò a Tazzullo una moneta. Era proprio una ghinea.
“Certo, signor Messaggero, che non posso essere sicuro che siano tutte vere quelle monete”
Il messaggero/Boh lanciò allora tutta la borsa.
“Bene, ora può tornare dal suo capo” disse Tazzullo “Tenendo per me la chiave e le monete non accetto il patto. Gli prometta che entro quattro giorni i Flagiati saranno eliminati dalla storia. Nessuno si ricorderà dei Flagiati” Tazzullo sorrise di sottecchi “E quindi nemmeno di lei, messaggero”
giovedì 18 dicembre 2008
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitoli 6 e 7
6
Entriamo con discrezione nella casa di Peter Greenhouse. Peter è un aspirante pittore e sembra che proprio in questo momento stia realizzando un’opera. Tiene le luci basse, perché la luce lo deconcentra. Non è con gli occhi che dipingerà questo quadro.
Non utilizza pennelli, perché non è con le mani che dipingerà questo quadro. Non vi sono pigmenti intorno a lui, perché non è con i colori che dipingerà questo quadro.
Ma… cos’è quella cosa che sta tirando fuori dalla tasca destra? Non si vede bene. Ah, ecco! Ecco! Ora si è girato. Forse è un pugnale, o un coltello. Ma dove se lo infila? Dove lo immerge?
Siamo stati anche troppo nella casa del signor Greenhouse, meglio andare ora.
7
“Braselo, questo caso è pungente” disse Slominski sbucciando un’arancia “Trattalo come una bella donna”
“Uhmm” Braselo era turbato. L’ultima volta che Slominski aveva detto di trattare qualcosa come una bella donna era stato il suo aspirapolvere. Grave errore.
“Slominski, non è una cosa che succhia con potenza inusitata, vero?”
“No, Braselo” rispose Slominski morsicando l’arancia “No, non lo è”
Slominksi era turbato. Forse “contrito” descrive maggiormente la sua situazione, ma Braselo non sa cosa vuol dire.
“Ieri” continuò Slominski “Un uomo si è ucciso”
“Embè?”
“Ascoltami Braselo. L’ultima volta che non mi hai ascoltato hai messo tua moglie in prigione”
“Sono dell’idea che pescando a caso nel mucchio prima o poi il colpevole spunta”
“L’avevi arrestata per produzione massiccia di droga in Colombia”
“Non si sa mai chi peschi dal mucchio”
“Basta.” Slominski si alzò in piedi e si avvicinò a Braselo “Questo caso ha la priorità su tutto”
“Va bene, capo” Braselo capì che il caso era più importante anche del ladro/mago “l’incredibile Balleroni”, che ruba la biancheria intima delle donne mentre queste la indossano, senza che queste se ne accorgano.
“Ascoltami con attenzione, con tutte le orecchie” disse Slominski “Questa notte un uomo, un tale chiamato Peter Greenhouse si è suicidato”
“E allora?”
“Temiamo che sia un suicidio rituale, per una qualche setta di un qualche Dio di una qualche religione”
“E perchè lo temete?”
“Perché prima di morire quel Greenhouse ha dipinto un quadro, che rappresenta un portale. Questo portale, secondo i nostri esperti, è importante per una qualche religione di una qualche regione del mondo”
“Questi esperti non sembrano essere molto precisi”
“Lasciali respirare, ieri Greg aveva gli esami delle medie da preparare”
“Delle medie?”
“La gioventù è il nostro futuro”
“Fammi vedere la foto” disse Braselo, sedendosi su una sedia.
“Eccola”
Braselo la analizzò con attenzione e competenza “Slominski, ma con cosa è dipinto questo quadro?”
“Con il sangue”
“Non mi sembra molto originale”
“Non è il suo sangue”
“Come sarebbe a dire che non è il suo sangue? E di chi è?”
“Non lo sappiamo. Marcus ieri stava preparando una verifica di grammatica e non ha avuto tempo per le analisi”
“E di cosa è morto questo dannato Greenhouse?”
“Sembra che il suo cuore si sia fermato, ma nonostante questo Greenhouse pare abbia lavorato ancora dieci minuti, prima di svenire”
“Non è possibile!”
“Abbi pazienza: Juan non dovrebbe aver sbagliato, proprio la settimana scorsa ha preso “dal buono all’ottimo” in una verifica sul sistema circolatorio”
“Ma un uomo può muoversi se il suo cuore è fermo?”
“Teoricamente fintanto che gli organi sono ossigenati, il corpo funziona, ma sempre teoricamente dovrebbe soffrire come un cane”
“E lui ha sofferto?”
“Non lo so, è morto”
“Abbiamo un appiglio?”
“Sulla scena abbiamo trovato questo” Slominski porse a Braselo un foglio. Era la pubblicità di uno di quei negozi che comprano oro. Questo recitava come slogan “Compro oro, pago in natura”.
“Questa è l’unica cosa che abbiamo” disse Slominski “Lo abbiamo trovato nella tasca di Greenhouse”
“Me lo farò bastare”
Entriamo con discrezione nella casa di Peter Greenhouse. Peter è un aspirante pittore e sembra che proprio in questo momento stia realizzando un’opera. Tiene le luci basse, perché la luce lo deconcentra. Non è con gli occhi che dipingerà questo quadro.
Non utilizza pennelli, perché non è con le mani che dipingerà questo quadro. Non vi sono pigmenti intorno a lui, perché non è con i colori che dipingerà questo quadro.
Ma… cos’è quella cosa che sta tirando fuori dalla tasca destra? Non si vede bene. Ah, ecco! Ecco! Ora si è girato. Forse è un pugnale, o un coltello. Ma dove se lo infila? Dove lo immerge?
Siamo stati anche troppo nella casa del signor Greenhouse, meglio andare ora.
7
“Braselo, questo caso è pungente” disse Slominski sbucciando un’arancia “Trattalo come una bella donna”
“Uhmm” Braselo era turbato. L’ultima volta che Slominski aveva detto di trattare qualcosa come una bella donna era stato il suo aspirapolvere. Grave errore.
“Slominski, non è una cosa che succhia con potenza inusitata, vero?”
“No, Braselo” rispose Slominski morsicando l’arancia “No, non lo è”
Slominksi era turbato. Forse “contrito” descrive maggiormente la sua situazione, ma Braselo non sa cosa vuol dire.
“Ieri” continuò Slominski “Un uomo si è ucciso”
“Embè?”
“Ascoltami Braselo. L’ultima volta che non mi hai ascoltato hai messo tua moglie in prigione”
“Sono dell’idea che pescando a caso nel mucchio prima o poi il colpevole spunta”
“L’avevi arrestata per produzione massiccia di droga in Colombia”
“Non si sa mai chi peschi dal mucchio”
“Basta.” Slominski si alzò in piedi e si avvicinò a Braselo “Questo caso ha la priorità su tutto”
“Va bene, capo” Braselo capì che il caso era più importante anche del ladro/mago “l’incredibile Balleroni”, che ruba la biancheria intima delle donne mentre queste la indossano, senza che queste se ne accorgano.
“Ascoltami con attenzione, con tutte le orecchie” disse Slominski “Questa notte un uomo, un tale chiamato Peter Greenhouse si è suicidato”
“E allora?”
“Temiamo che sia un suicidio rituale, per una qualche setta di un qualche Dio di una qualche religione”
“E perchè lo temete?”
“Perché prima di morire quel Greenhouse ha dipinto un quadro, che rappresenta un portale. Questo portale, secondo i nostri esperti, è importante per una qualche religione di una qualche regione del mondo”
“Questi esperti non sembrano essere molto precisi”
“Lasciali respirare, ieri Greg aveva gli esami delle medie da preparare”
“Delle medie?”
“La gioventù è il nostro futuro”
“Fammi vedere la foto” disse Braselo, sedendosi su una sedia.
“Eccola”
Braselo la analizzò con attenzione e competenza “Slominski, ma con cosa è dipinto questo quadro?”
“Con il sangue”
“Non mi sembra molto originale”
“Non è il suo sangue”
“Come sarebbe a dire che non è il suo sangue? E di chi è?”
“Non lo sappiamo. Marcus ieri stava preparando una verifica di grammatica e non ha avuto tempo per le analisi”
“E di cosa è morto questo dannato Greenhouse?”
“Sembra che il suo cuore si sia fermato, ma nonostante questo Greenhouse pare abbia lavorato ancora dieci minuti, prima di svenire”
“Non è possibile!”
“Abbi pazienza: Juan non dovrebbe aver sbagliato, proprio la settimana scorsa ha preso “dal buono all’ottimo” in una verifica sul sistema circolatorio”
“Ma un uomo può muoversi se il suo cuore è fermo?”
“Teoricamente fintanto che gli organi sono ossigenati, il corpo funziona, ma sempre teoricamente dovrebbe soffrire come un cane”
“E lui ha sofferto?”
“Non lo so, è morto”
“Abbiamo un appiglio?”
“Sulla scena abbiamo trovato questo” Slominski porse a Braselo un foglio. Era la pubblicità di uno di quei negozi che comprano oro. Questo recitava come slogan “Compro oro, pago in natura”.
“Questa è l’unica cosa che abbiamo” disse Slominski “Lo abbiamo trovato nella tasca di Greenhouse”
“Me lo farò bastare”
giovedì 4 dicembre 2008
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 5
Capitolo 5
L’uomo ha colonizzato ogni singolo anfratto della terra, da zone semplici come la pianura padana a zone irte e insormontabili come l’interno degli animali morti.
Vi sono però zone che l’uomo non dovrebbe mai vedere in vita sua. Se queste zone vengono viste, allora la mente vacilla e la vescica si rilascia (senza contare lo sfintere).
Quello che viene ora è il diario di Carlton Kregberg, un uomo che vide questo luogo.
12 Settembre 1790
Sono eccitato come un bambino: finalmente domani potrò partire. Londra, con la sua nebbia, il suo sesso facile e la sua continua offerta in termini di danaro non mi può dare più nulla. Desidero andare oltre quel mare ruggente e quelle nubi di fuoco che vedo ogni tramonto. Desidero scoprire cosa vi è oltre, quali opportunità sono insite in quel mondo nuovo tutto pieno di bisonti e gente scura e puzzolente.
Sono davvero eccitato. Vorrei che l’eccitazione non portasse quel fastidioso fenomeno al mio buon vecchio martinetto, lì in mezzo alle gambe.
15 Settembre 1790
Oggi Mayer è venuto a trovarmi in cabina: è molto affettuoso quel ragazzo. Mi ha detto che il mare è bello e gli piace tanto navigare, ma ogni tanto si sente terribilmente solo. Dice che in questi casi la sua concezione di “uomo” e di “donna” si confondono e che lui non distingue più bene. Per lui dopo un po’ sono tutte donne.
Spero che questo non porti a problemi con il te delle cinque.
18 Settembre 1790
Il mare è davvero splendido quando lo si guarda dal ponte della nave, soprattutto in compagnia di qualcuno di squisito come il capitano Braselo. Brava persona, quel Braselo. Oggi l’ho incontrato sulla prua della nave e lui mi ha detto: “Kregberg, lei dovrebbe andare sottocoperta, insieme a tutti i coglioni come lei”. Io, capendo la battuta, ho riso a squarciagola.
Quel Braselo sembra essere molto severo con tutti, lui pretende la perfezione poiché da la perfezione. Oggi l’ho visto gettare un mozzo nel mare. Lui gridava “Ma Capitano Braselo! Non ci sono donne! Non potevo continuare a masturbarmi!”
Lui non ha ascoltato le suppliche e l’ha fatto gettare.
Che uomo.
1 Ottobre 1790
Terra! Oh, l’amata terra! Quando mi piace la terra! Appena sono arrivato, me la sono messa in bocca tanto che ero contento di vederla! Mamma mia, quanto mi piace la terra!
Oggi il Capitano Braselo ha fatto frustare un mozzo, uno di quelli che fanno compiti inutili come pulire a terra.
Questo mozzo gridava “Ma Capitano! Se non ci sono donne ma ci sono pecore io cosa devo fare?”
Braselo sembra non avere pietà per questi comportamenti.
Che uomo.
4 Ottobre 1790
Oggi ho mangiato per la prima volta della carne di Bufalo: è ottima, ma non sono sicuro che sia buona quanto il te o il pudding.
Nel tardo pomeriggio un mozzo è venuto a parlarmi, un tale Tazzullo. Era coperto di lerciume dalla testa ai piedi e vestiva solo abiti fatti di pelle di manzo.
Mi si avvicinò e mi disse : “Signor Beckenbauer”
“Mi chiamo Kregberg”
“Signor Krebber, le devo parlare”
“Cosa può volere da me un bifolco di tal risma?”
“Desidero parlarle di un piano che qui sulla nave abbiamo” disse Tazzullo torcendosi le mani
“Io non parlo con i contadini”
“Ma io sono un marinaio!”
“Ma sembra un contadino”
“Guardi che questo che ho addosso non è letame”
“Ma puzza allo stesso modo”
“Non è vero, senta qua!” fece Tazzullo avvicinandosi al mio naso
Non ho potuto tollerare oltre: ho rigettato il bisonte su di lui, che si ingerì assai, andandosene.
Che individuo curioso.
martedì 30 settembre 2008
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 4
Capitolo 4
Quella chiave era un rebus. Braselo aveva provato ad infilarla nella sua porta di casa e non l’apriva, aveva provato nella porta di Slominski e non l’apriva. Aveva provato in quella di Michael Jackson ma nulla da fare.
Evidentemente quella chiave non apriva alcuna porta. Evidentemente apriva qualcos’altro.
Proprio di fronte a lui si trovava in quel momento il temibile lestofante noto come “L’Uomo Troppo Bello”. Subito L’Uomo colse l’occasione e disse la frase che lo aveva salvato in ogni occasione: “Amami ora”
Braselo conosceva quel tranello e sapeva come rispondere “Non posso amarti, sei troppo bello”.
La risposta gettò nelle lacrime L’Uomo Troppo Bello. Questo porterà in tribunale Braselo e vari animali a noi non noti, come la Scolopendra Giovanna e lo Staffilococco Alberto, ma non è qui che leggeremo le loro storie.
La chiave.
La chiave era l’unica cosa che Braselo aveva in testa. L’unica cosa.
Quella sera Braselo tornò a casa e sua moglie lo salutò con un bacio.
Braselo accettò di buon grado e poi chiese “E tu chi sei?”
“Ma come chi sono?” disse Katia stupita “Sono la tua lasciva moglie!”
“Ah, certo” disse Braselo “Oggi ho avuto in testa solo questa chiave”
“Chiave? Cos’è, un verbo volgare?”
“No, è per aprire le cose”
“Quindi è quello che penso, una cosa volgare”
“Abbiamo entrambi capito cosa vuoi, Katia, ma attendi solo un secondo”
Braselo mise la chiave sul tavolo. Finalmente ricordava tutto. Si girò e si gettò tra le calde gambe di sua moglie, senza chiedersi perché la chiave lampeggiasse debolmente.
martedì 23 settembre 2008
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 3
Capitolo 3
La malvagità si presenta nelle spoglie più curiose: talvolta come gradasso che rompe un dente ad un ragazzino, talvolta come scopino del cesso nel culo. Queste due manifestazioni della malvagità trovano tutte corrispondenza in una sola persona, una persona che non passerebbe inosservata in mezzo ad un circo di freak, ma che potrebbe passare in mezzo ad una fiera senza essere visto da nessuno. Questo perché le persone rifuggono lo sguardo dalla malvagità pura.
Quest’uomo è Craig Tazzullo, criminale indipendente di New York.
Porta la barba lunga fino alle ginocchia, indossando una tuba alta almeno quanto lui. Questo per intimidire e turbare il prossimo con un look fuori dal tempo e dallo spazio.
La carne di quest’uomo è interamente fatta di malvagità, mentre le ossa non mostrano particolari di rilevanza.
Quella notte, Craig Tazzullo era impegnato nel sommo atto malvagio: il far ascoltare musica pop ad un cultore della musica classica.
“BASTA! PER CARITA’ DI DIO, BASTA!” gridò l’uomo legato alla sedia.
Tazzullo era seduto di fronte a lui, una mano sulla spada e l’altra sul fianco “Allora è tempo che tu mi dica dove nascondi il tuo oro”
“LE HO DETTO CHE NON HO ORO, MA SOLO DIAMANTI E PLATINO!”
Tazzullo scosse la testa “Se non parli, sarò costretto a mettere i Coldplay”
“ODDIO; IN NOME DI TUTTO CIO’ CHE E’ SANTO, NO!”
Tazzullo impugnò il disco, ma l’uomo ormai era svenuto. Perdeva sangue dal naso e respirava a fatica.
Ogni tanto, anche la malvagità può avere pietà, ma solo perché una persona viva può essere torturata, mentre una morta no.
Tazzullo uscì dalla casa, ma lasciò il colpo di grazia: Gigi D’Alessio in carne ed ossa nel congelatore. Non starò qui a spiegare il terribile effetto detonante della cosa, poiché immagino che sia chiaro a tutti.
La vita è una commistione casuale di eventi, che noi inanelliamo in una sequenza precisa e cronologicamente ordinata. Per capirci: PRIMA si nasce, POI si copula. Chiarito questo, è importante definire cosa Tazzullo intenda per vita: la vita per Tazzullo è tutto ciò che avverrà dopo che Braselo sarà morto. Tutto quello che c’è prima non è altro che la ricerca spasmodica della vita.
La vita oggi veniva cercata nei vicoli bui, dei quali Tazzullo ha fatto il suo regno. Qui lui è il sovrano, ma non ha alcuna corona. Questa è nelle mani degli Aquati, un’associazione criminale in lotta con gli eterni nemici: i Flagiati. L’ultima guerra fu tanto sanguinosa quanto nascosta: non vi fu media che ne parlò, ma i canali furono sporchi di sangue per giorni interi. Da questa guerra gli Aquati presero il potere assoluto dello stato di New York, con diritto di prelazione su qualunque atto illegale premeditato. Su tutti tranne che su Tazzullo, poichè andare contro Tazzullo significa andare contro la morte, che Tazzullo è in grado di dispensare a larghe mani.
Il vicolo nel quale si trovava Tazzullo era certo molto buio, assolutamente sporco e distintamente maleodorante. Questo non fermò Tazzullo dall’entrarci, sporcando i suoi stivali e grattando la sua tuba contro i balconi. Con pochi passi fu vicino al suo scopo: un vecchio che sosteneva di sapere tutto di tutti in città.
“Salve, Vecchio” disse Tazzullo, aprendo il suo mantello da cattivo “Oggi non ho pazienza, quindi verrò al sodo”
“Quindi chiedimi pure, Tazzullo” rispose il vecchio, senza guardare “Ma la mia parola costerà”
“I soldi non sono un problema per me, vecchio, quindi ti chiederò” rispose Tazzullo, piccato
“Poni dunque il tuo quesito, figlio di Ebenezer Tazzullo”
“Porrò dunque a te il mio infausto quesito cosicchè tu possa soddisfarlo”
“Attendo con ansia il tuo turbolento quesito”
“La soddisfazione che ne deriverà determinerà la durata della tua vita”
“Laonde per cui non vedo perchè attendere ulteriormente: ponimi il tuo regio quesito”
“Ecco che ora te lo pongo”
Tazzullo estrasse dalla tasca una chiave: una chiave perfettamente liscia e levigata. La porse al vecchio.
“So cos’è” disse il vecchio “Ti costerà 25 ghinee”
“Ho dollari con me”
“Hai detto che i soldi non erano un problema”
“Infatti non lo sono. Ponimi la tua richiesta in dollari”
“Se dici di non aver problemi di soldi, dammi 25 ghinee”
“La ghinea non è più in corso da anni!” rispose Tazzullo, avvicinando la mano alla spada
“Frena il tuo ardore, giovane Tazzullo. Se mi togli la vita, non ti potrò dire ciò che vuoi sapere, ma per dirtelo voglio 25 ghinee”
martedì 16 settembre 2008
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 2
Capitolo 2
“TANTI AUGURI A TEEEE TANTI AUGURI A TEEEE TANTI AUGURI MARTIN TANTI AUGURI A TEEEE!!”
Le urla di giubilo riempirono l’aria, mentre Braselo, entrando in ufficio, cercava di nascondere il più possibile il calendario: lui odiava le feste: erano fastidiose, rumorose e qualcuno finiva sempre per vomitare sul muro, sul soffitto, nelle bevande, nella piscina o quando le cose diventavano particolarmente euforiche, addosso a lui.
Comunque una buona festa non era certo male, così si tolse il cappello e disse : “Grazie ragazzi, ma...” si guardò intorno ”Non vedo dove siano i regali”
“Ma sono qui, Martin!” disse Carmen, la segretaria “Leggi il biglietto!”
Martin prese il biglietto e lesse:
“A Martin, per il suo ventottesimo compleanno, auguri! Gli anni passano e quelli da vivere sono sempre meno, eh? La bieca mietitrice si avvicina, ma sii felice! C’è gente più vecchia di te, come ad esempio il Papa”.
“Hey Braselo!” gridò Slominski, il capitano “Non è ora di riprodursi?”
“Faccio quello che posso” rispose Braselo bevendo un sorso di spuma “Ma per ora preferisco avere mia moglie nella sua forma ottimale”
“Fai bene, ragazzo mio. Io ho due cani e quando sono nati è stato un casino mica da ridere” Slominski prese un sorso di gazzosa “Poi ho anche due figli, ma a quelli pensa mia moglie. Leggono e scrivono, ma non mi sembrano più intelligenti dei miei cani. Loro ad un anno già si riproducevano, mentre i miei figli ad un anno non facevano che vomitare e bestemmiare”
Dopo la festa, Braselo si avvicinò alla sua scrivania e trovò una lettera. Erano ormai svariati anni che non riceveva una lettera, ormai riceveva solo e-mail. Prese la lettera, la annusò e sentì chiaramente il profumo: Channel n°5. La lettera doveva essere di Marylin Monroe.
Prese un coltello ed aprì la busta: a prima vista pareva vuota.
Ci mise dentro la mano e ci trovò una chiave, con un numero.
Braselo la prese, ne saggiò la consistenza ed il peso, vi si sedette sopra, ne valutò le proprietà terapeutiche e ne leccò la superficie. Fatto questo, la guardò: il numero era il “5”.
“Cinque” disse “Come le dita della mia mano”
La coincidenza non poteva essere casuale, ma non era quello che lo turbava: la chiave aveva il disegno perfettamente cilindrico, senza segni o scalfitture. Marylin era stata abile.
martedì 9 settembre 2008
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 0
Con oggi parte la pubblicazione del sommo racconto lungo del detective Braselo. Tale racconto lungo è scritto in modo che il lettore non debba conoscere i personaggi, quindi non vi dirò nulla :D Sollazzatevi (e trastullatevi).
Il cognome del fortunato Martin arriva da un modo di dire che aveva un mio amico: quando uno faceva lo scemo, allora diceva che quello era un "Brasellone". Questo mi faceva ridere, così nacque Martin Braselo.
Ah, è Bràselo.
Per il resto, spaccio droga, ma chi non lo fa?
Come sovente accade, il sole sorse all’orizzonte, illuminando con la sua luce ricca di energia tutti gli esseri viventi e non viventi della Terra.
Martin Braselo, poliziotto di New York, non poteva vedere questa luce, giacchè era intento nel dormire. La notte prima aveva acciuffato un malvivente, ed aveva fatto tardi. Un tipo tosto, uno di quelli abili a divincolarsi. Un paio di colpi di pistola non erano bastati a fermarlo, era troppo agile, ma Braselo era di certo più furbo. L’aveva investito con la macchina, risolvendo la questione.
Lentamente, come si confà ad un uomo appena sveglio, Braselo si avviò verso il bagno con lo sguardo spento, per tornare poi nel suo piccolo soggiorno vestito e profumato, pronto per bloccare tutti i dannati lestofanti che intendevano vendere pane raffermo agli anziani.
Quando entrò nel soggiorno, trovò un delizioso profumo di caffè appena fatto, unito a quello di lasagne e anatra all’arancia. Dietro a tutto questo non poteva che esserci una sola persona: Katia, sua moglie.
“Buongiorno tesoro!” disse Katia, aprendo il forno “Oggi è un giorno speciale, quindi insieme alle altre cose, ho preparato un piatto speciale!”
Prese dal forno un piatto contenente un cranio di scimmia ben cotto.
“Grazie tesoro” rispose Braselo sedendosi. Sua moglie era sempre così previdente, amabile e (come il lettore di romanzi si aspetta) decisamente gradevole nell’aspetto.
Martin prese la tazza del caffè e bevve allegro. Prese una fetta di anatra e disse “Cosa festeggiamo di tanto importante da aver dovuto estrarre il cranio della scimmia dal congelatore?”
“Ma caro!” disse la moglie sorridendogli “E’ il tuo ventottesimo compleanno!” Si avvicinò e lo baciò.
“Mia madre ti tirava sempre le orecchie quando compivi gli anni” disse Katia, sorridendo
“Ci sono momenti in cui non mi rammarico della sua dipartita” rispose allegro Braselo
“Beh, potrei tirartele io!”
“Tua madre era l’unica depositaria della metodologia e temo che il segreto dell’atto sia morto con lei”
“Temo di sì. Spero ti basti un bacio”
“Basterà”
E’ sempre bello vedere due persone che si baciano. Martin lo sapeva, per questo motivo teneva una telecamera nascosta in un buco nel muro, per riprendere questi momenti e serbarli, all’insaputa un po’ di tutti (tranne qualche amico pagante). Non sapeva perché lo facesse. Forse semplicemente sapeva che le cose belle durano poco.
Il cognome del fortunato Martin arriva da un modo di dire che aveva un mio amico: quando uno faceva lo scemo, allora diceva che quello era un "Brasellone". Questo mi faceva ridere, così nacque Martin Braselo.
Ah, è Bràselo.
L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo
Capitolo 0 - Introduzione
Mi chiamo Martin Braselo e sono un poliziotto. Il mio lavoro è prendere quelle persone che, in un modo o nell’altro, vanno contro la legge. Il mio lavoro non è proficuo, ma la mia paga è completata dalla soddisfazione che traggo nel prendere quei maledetti, immergerli nella pece e nelle piume e gettarli in prigione. E’ questa la mia vera paga.
Per il resto, spaccio droga, ma chi non lo fa?
Capitolo 1
Come sovente accade, il sole sorse all’orizzonte, illuminando con la sua luce ricca di energia tutti gli esseri viventi e non viventi della Terra.
Martin Braselo, poliziotto di New York, non poteva vedere questa luce, giacchè era intento nel dormire. La notte prima aveva acciuffato un malvivente, ed aveva fatto tardi. Un tipo tosto, uno di quelli abili a divincolarsi. Un paio di colpi di pistola non erano bastati a fermarlo, era troppo agile, ma Braselo era di certo più furbo. L’aveva investito con la macchina, risolvendo la questione.
Lentamente, come si confà ad un uomo appena sveglio, Braselo si avviò verso il bagno con lo sguardo spento, per tornare poi nel suo piccolo soggiorno vestito e profumato, pronto per bloccare tutti i dannati lestofanti che intendevano vendere pane raffermo agli anziani.
Quando entrò nel soggiorno, trovò un delizioso profumo di caffè appena fatto, unito a quello di lasagne e anatra all’arancia. Dietro a tutto questo non poteva che esserci una sola persona: Katia, sua moglie.
“Buongiorno tesoro!” disse Katia, aprendo il forno “Oggi è un giorno speciale, quindi insieme alle altre cose, ho preparato un piatto speciale!”
Prese dal forno un piatto contenente un cranio di scimmia ben cotto.
“Grazie tesoro” rispose Braselo sedendosi. Sua moglie era sempre così previdente, amabile e (come il lettore di romanzi si aspetta) decisamente gradevole nell’aspetto.
Martin prese la tazza del caffè e bevve allegro. Prese una fetta di anatra e disse “Cosa festeggiamo di tanto importante da aver dovuto estrarre il cranio della scimmia dal congelatore?”
“Ma caro!” disse la moglie sorridendogli “E’ il tuo ventottesimo compleanno!” Si avvicinò e lo baciò.
“Mia madre ti tirava sempre le orecchie quando compivi gli anni” disse Katia, sorridendo
“Ci sono momenti in cui non mi rammarico della sua dipartita” rispose allegro Braselo
“Beh, potrei tirartele io!”
“Tua madre era l’unica depositaria della metodologia e temo che il segreto dell’atto sia morto con lei”
“Temo di sì. Spero ti basti un bacio”
“Basterà”
E’ sempre bello vedere due persone che si baciano. Martin lo sapeva, per questo motivo teneva una telecamera nascosta in un buco nel muro, per riprendere questi momenti e serbarli, all’insaputa un po’ di tutti (tranne qualche amico pagante). Non sapeva perché lo facesse. Forse semplicemente sapeva che le cose belle durano poco.
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