martedì 24 febbraio 2009

Il Lo

Anni fa insegnavo chitarra classica in una piccola accademia musicale di paese.
Lì veniva un bambino, piuttosto pasciuto, che faceva molta fatica a capire la musica.

Io non sono un insegnante esperto nell'insenare ai bambini ed io per primo mi incolpo, ma credo che qui fossimo di fronte ad un caso disperato, un po' come DJ Francesco.

Diciamo che dopo sei mesi che gli insegnavo, gli chiesi: "Dimmi le note sugli spazi!"
Intendevo le note sugli spazi del pentagramma, ossia: FA LA DO MI

Diciamo che forse era l'argomento della prima lezione, ma ancora quelle note erano un po' faticose da ricordare.

Comunque lui disse:
"SOL!"
Io: "No"
Lui: "RE!"
"No"
"MI!"
"Sì, ma dopo, qual'è la prima?"
"FA!"
"BRAVO! E poi?"
"LO!"
"Eh no, quella non è una nota"

I bambini non sono il mio forte

lunedì 23 febbraio 2009

Condividere le vacanze

Anni fa, prima di fare videogiochi, lavoravo in una azienda specializzata nel GIS, ossia "Geographic Information System".

Questa azienda ha sedi a Milano, Roma, Trento (la sede principale) e Napoli.

Io stavo in quella di Milano.

Bene, come sapete, il santo di Milano è Sant'Ambrogio. Come ben sappiamo, quando è Sant'Ambrogio è festa e si sta a casa.

Eravamo alla vigilia, così arrivò la mail aziendale: "Domani, per Sant'Ambrogio, la sede di Milano sarà chiusa. Auguri a tutti!"

Pochi minuti dopo arriva un'altra mail:
"Domani, per Sant'Ambrogio, la sede di Napoli sarà chiusa".

Al che giustamente noi chiediamo: "E perchè?"
Risposta:
"Eh, San Gennaro è caduto di domenica, quindi facciamo Sant'Ambrogio".

Sensato. Ma inquietante.

venerdì 20 febbraio 2009

L'allegro Danese ubriaco

Una volta, vari anni fa, la ragazza del mio amico Roberto invitò un suo amico Danese in Italia. Lui arrivò portandosi dietro un suo amico, un ragazzo che sembrava gioviale e divertente. Portava i capelli un po' corti, diciamo come un nazi o un Hooligan, e si vestiva alla stessa maniera, ma pensai che non fosse educato farlo notare.

Quella sera andammo in un locale di Como, chiamato "Tartaruga". Lì questo Danese bevve molto. Sappiamo che l'alcool ha effetti di ogni genere sulle persone: beh, sul Danese aveva l'effetto di farlo incazzare come una belva.

Un mio amico andò lì per dirgli qualcosa e lui TRAC! Gli ficcò un pugno sul naso, quasi rompendolo. Scattò la bestemmia insieme al fiume di sangue ed i buttafuori ci buttarono fuori tutti.

Da lì il massacro.

Sto tizio gridava di volerci uccidere tutti, così l'amico lo ficcò in macchina e si sedette sul suo cranio, per tenerlo bloccato.
Tutto questo mentre gridava cose che non ci vennero tradotte.

Arrivando a casa, questo partì e scappò via. Venne ritrovato dai caraninieri il giorno dopo, blandamente vestito, che dormiva da qualche parte in centro a Busto.

Questo ci insegna una lezione molto importante: l'alcool fa fare brutte cose. Fatelo bere solo alle ragazze, che lì in genere si vince sempre.

giovedì 19 febbraio 2009

L'alcool ti fa fare cose

Una volta ero col mio amico Johnny ed il mio omonimo amico Alessandro in giro per la Val D'Ayas.

Ad un certo punto ci fermammo alla Minière, un locale di Antagnod oggi chiuso.
Beh, i miei amici iniziarono a bere. Dopo circa un ora non sapevo più dove fosse Johnny, mentre vidi Alessandro immettersi nella sua macchina (una punto con 6 marce) e andare.
Cercai di seguirlo, ma ovviamente è facile essere seminati da uno in macchina.

Fortunatamente non coprì molto spazio: dopo circa trenta metri si mise in un parcheggio e rimase lì. Aprì la portierà e rigettò.

Io andai lì e iniziò una conversazione curiosa:
Io: "Ale, ti porto a casa, mettiti dall'altro lato che guido io"
Lui: "No, no. Guarda ho vomitato"
Io: "Eh sì, Dai, ti porto a casa"
Lui: "Credo che fumerò una sigaretta"
Io: "Sì, comunque spostati che ti porto a casa"
Lui: "Forse dovrò vomitare di nuovo"

Questo per circa trenta minuti. Dopo circa un ora riuscii a farlo spostare al posto a lato guidatore e lo riportai a casa.

La gente ubriaca sa essere divertente.

mercoledì 18 febbraio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 14

“AQUATI! ASCOLTATE IL VOSTRO CAPO!”
L’uomo, vestito con elementi eleganti ed elementi punk si rivolse alla folla sotto di lui.
Quell’uomo era Malcolm Kiliak e la folla alla quale si stava rivolgendo era la Confraternita degli Aquati, l’associazione a delinquere che al momento deteneva il diritto di prelazione sul territorio di New York.
Malcolm parlava dal punto più alto della Grotta degli Aquati, un luogo sotterraneo utilizzato dagli Aquati per le loro riunioni. Al momento il suo discorso stava tuonando.
“Cosa è che ci ha portato così in alto?” chiese Malcolm alla folla
“LA FORZA!”
“No, miei accoliti, no. Riflettete”
“LA POTENZA!”
“No, miei accoliti, anche se a stento colgo la differenza con la precedente risposta”
“LA CAPARBIA!”
“No, miei accoliti, perché non so cosa significhi. Vi dico io cosa ci ha portato qui”
“LA COCCIUTAGGINE!”
“No, ora ve lo dico io, state zitti”
“LA PRONTA EREZIONE!”
“No, non quella, proprio no. E’ stata la nostra conoscenza del nemico, il nostro sistema informativo”
“LA MUSCOLATURA!”
“No, vi ho detto che è stata la conoscenza del nemico”
“LA BELLEZZA!”
“Di certo non l’intelligenza, pare”

martedì 17 febbraio 2009

Confondersi

Quando ero alle medie, imparai la parola "Ictus". Non sapevo cosa significasse, semplicemente l'avevo immessa nel mio vocabolario, inventandomi che volesse dire tipo "raptus".

Ossia: "Ossia ho avuto un ictus e me ne sono tornato a casa a dipingere".

Diciamo che non avevo ben capito il significato.

Una volta, durante il cambio di insegnante, l'insegnate dell'ora dopo stava tardando ad arrivare.

Io pensai di dire questo: "Cos'è, la prof ha avuto un raptus ed è rimasta a casa?"
Pensai bene di usare il sinonimo che avevo imparato.
Dissi: "Come mai la prof è in ritardo? Ha avuto un ictus?"

Già solo dirlo non farebbe una buona impressione sui presenti.
Aggiungiamo che la prof mi sentì.
Aggiungiamo che la prof è la sorella dell'altra prof che doveva arrivare.

Non possiamo aggiungere più niente: stiamo già lambendo l'infinito.

lunedì 16 febbraio 2009

Mercando ed il cavallo

In montagna dove vado in vacanza, c'è questo personaggio che tutti chiamano Mercando. C'è stato un periodo in cui mi pare fosse il Firpo, ma credo ora sia Mercando.

Bene, questo Mercando, come tutti i Valdostani che ho conosciuto, riesce ad immettere nel suo corpo quantità di alcoo che si misurano in ettolitri.

Nonostante questo, non aveva mai problemi ad arrivare a casa, poichè a differenza di molta gente, Mercando non ha una macchina, ma un cavallo.

Cioè, ha la macchina, ma quando si devastava così prendeva il cavallo.

Il cavallo, che è un animale simpatico e gentile, è un po' più intelligente dell'automobile.
In pratica, a fine serata, quando Mercando a stento si trascinava in giro, si buttava sul cavallo.

Allora il buon cavallo partiva e lo riportava a casa senza che Mercando dovesse dargli alcun ordine, poichè il cavallo sapeva che se aveva il suo padrone in groppa e non riceveva alcun ordine, allora era tempo di tornare a casa.

Quindi, il sabato sera, se volete bere fino a trascinarvi da sotto il tavolo, fatelo pure, ma portate sempre il vostro cavallo con voi, che vi porterà a casa sani e salvi.

Oppure vi morsicherà, credo dipenda dal cavallo.

sabato 14 febbraio 2009

Sostentarsi con le piante

Da bambino, in montagna giocavo moltissimo con i miei amici a nascondino, poichè era forse il posto migliore per farlo.
Ai tempi c'erano un sacco di case antiche, ma la casa di cui vi parlo esiste ancora oggi.

Questa casa è del tipo tipico Valdostano, con la parte sopra di legno e quella sotto di pietra. Io mi nascondevo spesso nella parte di pietra, poichè mi ricordava i film dell'orrore.

Una volta ero lì che mi nascondevo con un mio amico, quando vedemmo che c'era una persona che non ci piaceva nella casa di fianco.
Non volevamo farci vedere, ma volevamo uscire da lì, così quando lui non guardava, decidemmo di andare.

Il mio amico andò, ma io non fui altrettanto pronto.

Rimasi lì per circa un paio d'ore, durante le quali imparai a conoscere dei fiori rosa con il polline dolce. Pensai che se quel tizio non si fosse mosso mai più da dove stava, avrei potuto stare lì in eterno a mangiare quei fiori.

Il fatto che oggi sia qui a scrivere, ci fa capire che quel tizio poi si mosse.

mercoledì 11 febbraio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 13

“ ‘Il portale’ di Greenhouse? Credo che sia nella galleria ‘Greenhouse’, signor detective” disse la vecchia donna, mentre rammendava un vecchio vestito.
Braselo era seduto di fronte a lei, sorseggiando una bevanda giallo/verde che la donna chiamava “Tisana drenante”. Quella donna era la madre di Peter Greenhouse, vedova parzialmente inconsolabile e madre di un figlio parzialmente compianto.
“La notizia della morte di suo figlio non sembra turbarla troppo, signora” punzecchiò Braselo, sorseggiando la sua Tisana.
La vecchia guardò fuori dalla finestra e disse “Guardi, c’è il tramonto. Erano molti anni che non ne vedevo uno così”
“Signora, me ne strafrego del tramonto” disse cortesemente Braselo “Risponda alla mia domanda, prima che mi stufi e la picchi”
“Va bene, va bene, stia tranquillo con quella pistola”
Braselo reinfoderò la pistola. Era convinto che lo sventolare la pistola sotto il naso delle persone fosse il modo migliore di ottenere informazioni.
“Mio figlio è sempre stato un ragazzo strano” disse la donna “Sa, mentre gli amici giocavano a calcio, lui disegnava. Mentre gli amici guardavano la TV, lui disegnava”
“Per caso suo figlio era omosessuale?”
“Scusi?”
“Intendo dire: per caso suo figlio era ricchione?”
“Non capisco bene”
“Suo figlio era un culattone?”
“Ah! Ora capisco! Certo che voi poliziotti usate certi termini difficili! No, no, non le era, anzi! Sapesse quante ragazze portava a casa! E doveva sentire che versi! E che urla! Ah, la gioventù! Al solo pensarci…”
“Prima che lei continui, vorrei precisare che nonostante io sembri immensamente bello, in realtà sotto il vestito sono orrendo, un po’ come gli insetti”
“Peccato, signor detective, stavo già pregustando”
“Spiace quasi anche a me. Non fa niente, mi parli dei dipinti di suo figlio”
“Aspetti, glieli mostro”
La donna si alzò, andò verso una porta sotto la scala e l’aprì: dall’interno ne estrasse delle tavole.
“Ecco, signor detective, questi sono i dipinti di mio figlio”
“Non capisco, sembrano tutti rappresentare una roba un po’ ovale, con una linea centrale, oppure dei triangoli, sempre con questa linea centrale”
“Mio figlio da giovane aveva sempre in mente quella roba lì”
“Uhm… capisco. E da professionista?”
“Da professionista ha fatto solo due quadri”
“Due quadri?”
“Sì, sono esposti oggi alla galleria ‘Greenhouse’, se muove quelle sue belle chiappe sode, forse la può ancora visitare. Trova il numero sull’elenco”
“Grazie signora. Si riguardi”
“Cosa devo guardare?”
“Guardi se stessa”
“Dove?”

martedì 10 febbraio 2009

Nome scolpito nella mente

Una volta un mio amico, che chiarememo col nome fittizio di Marco Rossi, non era un bravo ragazzo, anzi.

Una volta fece questa cosa.

C'era un ragazzo diversamente abile (cioè era in carrozzina ed aveva gravi problemi dal punto di vista della comprensione) nella sua classe.
Una volta lui ebbe la geniale idea di chiuderlo nel bagno. Egli si spaventò moltissimo.

Quando lo ritrovarono era ancora nel bagno spaventato a morte.

Gli chiesero:
"Come stai?"
E lui:
"MARCO ROSSI!"
Così gli chiesero:
"Cosa è successo?"
E lui:
"MARCO ROSSI!"

In pratica non smise più di ripetere "MARCO ROSSI!" per qualche tempo, come risposta a qualunque domanda.

Non fu difficile trovare il colpevole.

lunedì 9 febbraio 2009

Poo(H)

Tutto è cominciato parlando con un mio collega dei doppiaggi.
Gli raccontavo che in Italia si doppia tutto, ma a volte il doppiaggio è affidato a dei personaggi discutibili.

Ad esempio, per "Robots" c'era DJ Francesco.
"Chi è?" mi chiede
"Il figlio di un musicista famoso in Italia, che suona in una band chiamata Pooh" ripondo

"Poo? Come la merda?"

In inglese "poo" significa, appunto, "materia fecale".

venerdì 6 febbraio 2009

Gli Inglesi e la neve

Non credo che quello che sto per raccontarvi si possa applicare a tutti gli Inglesi, ma temo che valga per una buona percentuale di coloro che vivono quantomeno nel Warwhickshire, la regione in cui sto.

Allora: oggi ha nevicato. Ha nevicato tanto da fare circa TRE centimetri di neve.
Bene.

Io, abituato ai due metri tipici Valdostani, non mi sono preoccupato. Evidentemente ero l'unico, poichè appena esco, vedo genitori terrorizzati che pregano perchè la neve smetta e tengono i loro figli attaccati a loro.

Prendo la macchina e mi avvio per le strade, fino a che non raggiungo il mio posto di lavoro.

Sono lì da mezz'ora, quando arriva questa mail:
"Il tempo è incredibilmente brutto, quindi è meglio che torniate tutti a casa il prima possibile".

Esco fuori con i miei colleghi e mi accorgo che tutti scappano.

Mi immetto sull strada del ritorno (per darvi un'idea, io lavoro a 2KM dalla mia casa) e parto. Pochi metri e mi fermo. Perchè? Perchè c'è coda.
Rimango fermo dove sto circa 10 minuti. I minuti presto diventano 20 e non capisco.
Esco fuori dalla macchina e vedo che la coda dietro di me prosegue per almeno un chilometro, mentre davanti a me ci sono circa 15 macchine.
E davanti a loro NULLA. NULLA.
Che succede? Siccome sono Italiano e quindi alla guida sono un animale, mi stufo e sorpasso tutti. Qualcuno mi segue in questo intento.
Arrivo in cima alla fila e vedo che colui che l'ha creata è nel panico più totale: si trova davanti ad una piccola salita e semplicemente non va avanti.
Sta parlando al telefono, disperato, urlando cose come "Shitting Christ".

Lo supero e salgo ovviamente senza problemi. Tutti vedono questo e mi seguono, tranne il generatore della coda.

Vabbè, di fronte ad una giornata di vacanza pagata non vedo perchè dovrei lamentarmi.

mercoledì 4 febbraio 2009

Grunge Valdostano

Qualche anno fa, in montagna dove vado io, ossia la Val D'Ayas in Valle D'Aosta, vi era una band Grunge.

Questa band era molto massiccia ed era composta da vari miei amici, tra cui la mia amica Marta, Joseph e Pier, che cantava.

Il gruppo aveva una piccola sala prove sotto alla caserma di pompieri ad Antagnod, dove il loro grunge si riversava sulla Valle.

Il loro pezzo di punta, "Succo di Vulva", era forse il brano più cantato dai giovani.

Purtroppo un giorno entrarono nella sala prove e trovarono tutti i vetri rotti. Qualcuno probabilmente si era introdotto e aveva spaccato tutti i vetri delle finestre, in evidente invidia del loro talento.

Tutti noi rimpiangiamo "Succo di Vulva".

martedì 3 febbraio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 12

New York, la città della Libertà, degli affari e del mare nel quale è meglio non entrare con il proprio corpo.
La città è come una immensa creatura sonnacchiosa, che assorbe l’energia vitale di chi ci vive, diventando tramite questa sempre più grossa e sonnacchiosa. New York è al limite: presto si addormenterà e morirà. Allora la sua carcassa sarà preda per le iene e Tazzullo sapeva benissimo che gli Aquati ed i Flagiati erano le iene più grosse. Non avrebbe accettato nemmeno per un secondo di dividere la carcassa con quegli esseri abietti e senza rispetto per nulla (tipo per il cibo).
La sera prima Tazzullo aveva mandato a casa il messaggero senza fargli/farle nulla. Non desiderava la morte, ma desiderava avvertire il suo nemico nella maniera più subdola: non uccidendo il messaggero, aveva detto a Lucian che non compirà gesti avventati e dettati dal momento.
Quel messaggero era ancora vivo e Tazzullo era certo che lo avrebbe rivisto. O rivista, a seconda di quel che era.
In questo momento il cielo stava diventando rosso: il sole stava tramontando. Tazzullo si fermò solo un secondo a guardare il cielo: per qualche ragione ritenne che quel momento fosse da conservare nella sua memoria. Fu solo un momento, poi si addentrò nella strada del vecchio saggio.
Ancora una volta le sue scarpe si sporcarono e la sua tuba grattò i balconi e ancora una volta il vecchio stava immerso nel lerciume.
“Craig Tazzullo, sei tornato. Hai portato con te l’obolo da me richiesto?”
“Ho con me l’obolo che tu hai chiesto. Hai con te le informazioni a cui io anelo?”
“Io ho quelle informazioni. Mostrami il guiderdone”
Tazzullo estrasse il sacco e lo lanciò al vecchio, che lo aprì.
“Uhmm.. qui abbiamo 25 ghinee, come da me richiesto. Ora ti spiegherò perché ti ho chiesto queste monete”
“In realtà preferirei che rispondessi alla mia sinuosa domanda”
Il vecchio non ascoltò: “Ti ho chiesto queste monete perché sono monete inglesi, come lo erano i tuoi antichi parenti. Te ne ho chieste proprio 25, perché sono gli anni che ti ho atteso con la tua domanda”
“Mi hai atteso per 25 anni, vecchio? Ma chi sei?”
“Non ha importanza il mio nome, ma quello che rappresento. Io sono la memoria di New York e 25 anni non sono nulla per la memoria di uno Stato”
“Rispondi alla mia domanda ora, vecchio” Tazzullo iniziò a spazientirsi “Parlami della chiave” Prese dalla sua tasca la chiave cilindrica “Questa chiave”
“Quella chiave” rispose il vecchio “E’ tua da sempre”
“No, è mia da un paio di giorni”
“No, è tua da sempre”
“Va bene, vecchio, è mia da sempre ed io sono Inglese. Continua”
“Quella chiave apre una grande porta, ma richiede la sua gemella. Entrambe le chiavi devono girare allo stesso istante per poter funzionare”
“Di quale porta stiamo parlando, vecchio?”

lunedì 2 febbraio 2009

Amare se stessi e tutti i propri fluidi

Qualche anno fa ero in un locale chiamato "L'Antico Gallo", un piccolo bar di Arona tipicamente "per anziani".
All'esterno era così, ma entrati dentro si scopriva presto che c'erano gli anziani, ma c'era anche al crème della crème della perversione di Arona e dintorni.

In genere andavo in tal luogo con Andy e una sera ci trovai Alex con un suo amico.

Ogni tanto questo suo amico, magari per parlare con noi oppure perchè gli andava, si girava dallo sguardo di Alex.

Alex non perdeva tempo: subito sputava nella sua stessa birra oppure nella sua maglietta. Ogni tanto per terra.

Come dicevo in qualche altro post? Conosco solo la gente migliore.

"The most exciting guitar album of the decade"

Mi fa davvero piacere il modo in cui la stampa sta recependo il mio disco.
Finora ho ricevuto solo una recensione tiepida (3 su 5) contro molte altre incredibilmente intusiaste.

Questa mi ha davvero colpito:
Wildy's World

Cito:
"The Emancipation of Elizabeth is perhaps the most exciting guitar album of the decade, in that it not only allows the guitar virtuoso to show off his chops, but drives musical constructions that are more complex and complete than many in the same genre"

Ora attendo le recensioni della carta stampata, in genere ben piu' schizzinose verso la musica strumentale.