giovedì 22 gennaio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 10

10

Il negozio stava di fronte a Braselo, sfoggiando il suo nome: “Compro oro, pago in natura”.
Braselo entrò proprio mentre si svolgeva una transazione commerciale:
“Salve, signor commerciante. Ho qui con me dell’oro”
“L’oro che mi vuole vendere è corredato dal suo scontrino fiscale, come le leggi del nostro Stato impongono?”
“Purtroppo temo che l’oro con il quale intendo portare a termine la transazione non abbia tale ammennicolo con sé”
“Beh, mi può garantire che questo oro che lei vuole vendermi non è stato indebitamente sottratto a chicchessia?”
“Certo che posso“
“Lo faccia”
“Beh, quell’oro è mio”
“Questa sua assicurazione basterà. Ora potrà ricevere il suo pagamento dal mio alter-ego sul retro. Dispone di una discreta abilità e sono certo che le sue terga apprezzeranno”
Il cliente se ne andò nel retro, per ricevere il suo pagamento in natura.

Braselo si avvicinò e il negoziante sbottò “Signore, mi spiace ma sto già pagando un cliente”
“Mi faccia solo capire. La gente viene qui dandole dell’oro e come pagamento vengono violati nelle loro terga?”
“Sì, queste sono le condizioni”
“Mi sembra molto equo”
“Posso fare qualcosa per lei?”
“Sì certo” disse Braselo “Conosce un certo Peter Greenhouse?”
“Uhmm… Greenhouse dice?” l’uomo sfogliò delle carte “Sì, ho qui un Greenhouse”
“Cosa ha fatto qui da lei?”
“Mi ha venduto dell’oro, che io ho pagato al solito”
“Tutto qui?”
“Sì”
Braselo lo guardò negli occhi: essendo Braselo un mammifero, quello era un chiaro gesto di sfida.
Il negoziante non distolse lo sguardo: accettava la sfida. Disse: “Smetta di guardarmi così: i miei servigi vengono erogati solo se pagati con l’oro”
Braselo distolse subito lo sguardo: il negoziante aveva vinto.
“Mi dica almeno il suo nome, signor negoziante” disse Braselo. La sconfitta bruciava, ma meglio una scottatura nell’animo che altrove.
“Il mio nome è Manfrend Von Vukotic”
“Non mi sembra un nome Francese”
“Infatti è tedesco”
“Eppure lei sembra francese”
“Ma sono Tedesco”
Braselo sbuffò: quel dannato tedesco stava vincendo. Non poteva accettare una cosa del genere. Non poteva.
Con un colpo di braccio liberò tutta la scrivania e prima che Von Vukotic potesse fare qualcosa, Braselo lo prese e lo bloccò sul tavolo.
“Allora, tedesco” disse Braselo tenendo bloccato il braccio dell’uomo dietro la schiena “Dimmi quello che sai.”
Vukotic rimase tranquillo, non cercò di liberarsi. Rispose con tono tranquillo “Non so nulla di quel Greenhouse. Chieda ai suoi familiari. Le posso dare l’indirizzo”
“Me lo dia!” una luce si accese nel cerebro di Braselo “Ma.. se lei ha l’indirizzo allora lo conosce!”
Peccato che la riflessione e l’accensione della luminanza siano accadute mentre Braselo stava mangiando durante la cena quella sera.
“Che cosa?” chiese Katia “Chi dovrei conoscere?”
“Oh, nessuno. Una cosa di lavoro che mi è sovvenuta proprio ora”
“In questi giorni il tuo lavoro ti prende più del solito, Martin” disse Katia sedendosi vicino a lui “Vuoi parlarne?”
“Sì, va bene. Un tale si è ucciso e…”
“Che schifo! La gente morta! Che schifo! No, no, non parlarmene più che poi mi impressiono e non dormo più”

Quella notte, Braselo ricevette un SMS. Tanto non sa usare il cellulare.

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