mercoledì 26 marzo 2008

Parole del Potere

Da bambini, durante l'estate, in genere io ed i miei amici giocavamo a calcio o a nascondino tutto il giorno.
Ci divertivamo molto. Io ho sempre odiato il calcio, quindi mi divertivo meno, però vabbè, me la sciallavo lo stesso nel giocare con i miei amici.

Giocammo per anni in un campo vicino a casa mia, ma un giorno il suo padrone, stufo di trovarlo ridotto ad un deserto arido, non ce lo diede più.
Così ne cercammo un'altro. Sempre vicino a casa mia c'è un gigantesco campo (oggi è un campo di allenamento per il golf), così decidemmo di utilizzare quello.
Johnny, il nostro amico indigeno del luogo, ci consigliò di andare prima dal proprietario a chiedere il permesso. Ci andammo ed il proprietario, probabilmente gonfio di alcool fino al collo, ci disse di sì.

Tutti felici, ci apprestammo a piantare i nostri palettini (fregati ad un cantiere) nei nostri mattoni cavi (fregati allo stesso cantiere) ed iniziammo a giocare.

Inizialmente tutto sembrava a posto, quando ad un certo punto si presentò un uomo dalle fattezze rotonde. Quest'uomo iniziò a parlare in Patois (il dialetto del luogo, una roba tipo francese e dialetto torinese).
Noi provammo a dirgli che avevamo avuto il permesso, ma lui parve non essere interessato a noi, giacchè parlavamo nell'italico idioma.

Johnny ci fece cenno di allontanarci, si presentò di fronte all'uomo rotondo e declamò : "De mandai Rumeu".
Quelle poche sillabe Patois lo fecero desistere subito. Rimise i nostri bastoncini nei nostri mattoni cavi e se ne andò.

Quel giorno Johnny fu un eroe e la frase "De mandai Rumeu" fu dichiarata "la frase del potere".

In futuro cercammo di utilizzarla in altri contesti, ma non funzionò.
Probabilmente le frasi del potere hanno una durata limitata.

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