martedì 24 novembre 2009

Si fa quel che si può

Prima di andare in vacanza in Valle d'Aosta, quindi prima del 1988 e quindi quando avevo meno di 9 anni, andavo in vacanza all'Aprica.
Lì all'Aprica stavamo in una casa un po' inquietante, senza bagno interno, ma nonostante questo mi piaceva perchè era in cima ad un piccolo colle ed in mezzo ad un prato gigante.

Ma non è di quello che voglio parlarvi, ma bensì del parco giochi.
Vicino a casa mia c'era un parco giochi attrezzato con scivoli, altalene, un campo da basket e quant'altro. Oltre a questo, c'era anche uno spiazzo "verde", con vari alberi che facevano ombra all'interno. Lì dentro, nel mezzo, c'era un calcetto.

In che stato credete che sia un calcetto all'aperto? Beh, come immaginate.
In pratica si apriva e chiudeva senza problemi, era tutto storto e alcune manette erano rotte.
Ma questo non ci bloccava dal giocare. Quello che ci bloccava era il fatto che non c'erano palline. Ricordi che i primissimi giorni ce n'era una, poi dopo quei giorni scomparve pure quella.

Ma volete he degli Italiani non giochino a calcetto? Giammai!
Come vi dicevo, il calcetto era in mezzo ad uno spiazzo con tante piante. Il che significa che c'erano delle pigne.

Quindi, vabbè, usavamo le pigne. Questo significa che ad ogni goal, dovevamo aprire il calcetto, sbloccarlo dalla pigna e ricominciare.

Poi ci stufammo delle pigne, così passammo ai sassi. Purtroppo un colpo troppo incisivo fece partire il sasso proprio in testa ad un bambino, che non la smise più di piangere (credo pianga ancora oggi).

Tornammo alle pigne. Questa storia insegna che il miglior succedaneo di un pallone è una pigna. O un macigno, ma attenti ai bambini.

2 commenti:

Simone Bisanzio ha detto...

Io so che quando ho un problema...passo sul tuo blog e mi miglioro di brutto l'umore XD

MG ha detto...

Non é successo solo a voi. XD credo sia tipico.


Per capire cosa intendessi per caletto mi cc'è voluta qualche riga(del blog), pensavo ad un campo di calcetto. Qui si chiama biliardino.