venerdì 30 gennaio 2009

Qualche recensione del mio disco

Mi faccio un po' di pubblicità, dopotutto è casa mia e faccio quello che voglio :)

Ecco qualche recensione del mio disco:
Neufutur.com
Skopemag.com
AcousticMusic.com

Se dopo queste recensioni doveste essere interessati a spendere dei soldi per darli a me, lì di fianco c'è il link per comprare il disco :D

Il pesce

Qualche anno fa, il mio amico Massimo chiamò una nostra amica per chiederle: "Che facciamo tutti quanti nel weekend?"
Ella rispose: "Vorrei uscire fuori e mangiare il pesce in un bel ristorante!"

Il mio amico chiamò tutti gli altri e questi risposero "Il pesce? Ma va, mangiamoci una bella pizza da qualcuno!"
Dopo circa 20 risposte del genere, Massimo chiamò la prima amica e le disse:
"Abbiamo deciso di mangiare la pizza!"
E lei: "Ma io volevo il pesce!"
E lui: "Eh, ma abbiamo deciso la pizza"
E lei: "Ma io volevo il pesce!"
E lui: "Sì, ma tutti quanti abbiamo deciso la pizza"
E lei: "Ma io volevo il pesce!"

Non credo di dover continuare, tutti noi sappiamo quanto sono seccanti le ragazze quando vogliono il pesce.

Il convenzionale update delle keyword

Nell'attesa dei nuovi post, per stasera, ero curioso di vedere come erano cambiate le keyword che immesse in google hanno portato qui.
Questa settimana e' stata "caliente", quindi vediamo le migliori:

- "alessandro e la sua pila"
- "pompini a castellanza"
- "giochi da stronzi"
- "mia moglie è una puttana" : curioso che qualcuno cerchi questa frase.
- "giochi di cavalli nelle stalle" : questa deve averla messa Cicciolina.
- "video filmati curiosi msn sculacciate"

giovedì 29 gennaio 2009

Giochi in riva al fiume

Una volta, quando avevo appena preso la patente, andai con i miei amici in un posto piuttosto imboscato in riva al Ticino. Era un posto molto bello, con una spiaggetta, il posto per fare il fuoco, il fiume a portata di mano ed un sacco di verde.

Una volta andammo lì con una nostra amica, tal Marta.
Marta è un manga. Cosa significa? Significa che è magra, snella ed in forma, quello che in Inghilterra definirebbero "skinny", ma due tettone così.

Aveva bevuto un po', così non capiva bene quel che accadeva. Quando non capiva rideva.

Vidi che un mio amico le metteva una mano su una mammella e diceva "Ora tocca a questa qui", poi spostava la mano sull'altra e diceva "Ed ora tocca a questa".
Lei non capiva, infatti rideva come una scema. Mi unii al gioco, ma quando iniziarono ad unirsi un po' in troppi lei iniziò a capire, così si alzò in piedi e se ne andò.

Voi direte "Embè? C'era una che si faceva toccare le tette. E allora?"

E allora il suo ragazzo era lì.

Bei tempi quelli lì.

mercoledì 28 gennaio 2009

Porno 2: Tommasa

Anni fa suonavo con il mio primo gruppo, gli Ethereal. Uno dei componenti conosceva questa ragazza, che per qualche motivo chiamavano "Tommasa".

Il motivo credo fosse perchè una volta un loro amico, senza sapere come si chiamasse, le disse "E tu come ti chiami? Tommasa?".

Ella una volta chiamò la nostra amica Elena (dal link qua a fianco capirete che anche lei era power) e le disse:
"Ciao Elena! Sai cosa sto facendo? Sto scopando con due uomini assieme!"

Mi fa davvero piacere essere sempre nel posto giusto al momento giusto. Forse in questo caso il posto giusto era dall'altro capo del telefono. O forse no. Chi lo sa.

martedì 27 gennaio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 11

“Messaggero, dammi le risposte che cerco” la voce di Lucian De La Roche rimbombava in tutta la stanza, concepita proprio a tale scopo. Egli non si mostrava mai a niuno e rimaneva sempre nascosto dietro il suo enorme trono. Nessuno aveva il diritto di vederlo.
“Il signor Tazzullo non ha accettato” rispose il messaggero/uomo/donna “mi ha rubato le monete e ha minacciato di distruggerci”
La risata di Lucian fu grande, ampia e bagorda.
“Intende distruggere noi? Da solo?”
“Così sembra, signore”
“Messaggero, il tuo lavoro è stato compiuto con diligenza: non hai fatto nulla di più né nulla di meno. Sono soddisfatto di te”
“Grazie, signore”
“La tua diligenza mi impone di darti un nuovo incarico” continuò Lucian “Tale incarico sarà pericoloso almeno quanto il precedente, e mi aspetto da te un unico risultato”
“Cosa vuole, signore?”
“Voglio il dipinto di Greenhouse”

lunedì 26 gennaio 2009

Porno

Anni fa conoscevo una ragazza strana. Questa ragazza (che chiamerò qui Lilla) non era malvagia a vedersi, era abbastanza carina. Di peculiare aveva due mammelle giganti, ma comunque non era una di quelle che ti giri a guardare.

Aveva però una peculiarità: ella era disinibita ed emancipata.

Vediamo cosa intendo:
Una volta un tale girava per il centro di Busto Arsizio mostrando a tutti quelli che incontrava un filmato fatto con la telecamera di lui e qualche suo amico che facevano sesso con tale Lilla.

Una volta, incontrando Lilla, fuori dal Lercio, ella parlava con un mio amico. Gli diceva: "Sono stata in Olanda. Lì ho conosciuto il mio insegnante di Inglese. Gran scopatore".

Una volta ella si fece legare da due ragazzi e poi fece un curioso gioco: riconoscere la persona dall'asta virile che le veniva offerta all'interno del suo cavo orale.

Di lei si narra che una volta si sia infilata una leva del cambio nelle terga.

Una volta ero al Lercio con i miei amici, quando uno di questi si mette a suonare il pianoforte che c'era lì.
Poco dopo si palesa Lilla e si mette a parlare con il pianista.
Passa qualche minuto e lui la riaccompagna a casa.
Pochi minuti dopo torna. Gli chiediamo "Ma cosa è successo?"
E lui: "Lei si è appoggiata alla porta e ha detto: "E adesso cosa fai?" E io le ho detto: "Eh adesso vado a casa".
E noi: "Ma scusa!"
E lui: "E scusate, cosa dovevo fare?"
E noi: "Ma... lei ti ha detto "E adesso cosa fai" appoggiandosi alla porta e tu...?"
E lui: "Non capisco. Cosa volete da me? Ovviamente voleva che me ne andassi!"

Passeremo al prossimo elemento del genere domani. Questo perchè io conosco la gente migliore.

venerdì 23 gennaio 2009

Il dente del giudizio

Come dicevo l'altro giorno, da bambino venni incolpato di aver spaccato un dente ad un mi compagno di classe.

A questo accadimento seguì qualcosa di sconcertante: la maestra ascoltò i testimoni, ossia i ragazzi che avevano visto quello che era accaduto.

Ecco cosa era accaduto: ero uscito dal bagno e avevo urtato Alberto, che stava sulle spalle di un mio compagno. Cadendo, Alberto si era rotto un dente.

Ecco cosa avevano raccontato i miei compagni:
VERSIONE 1: Alessandro è corso fuori dal bagno e ha urtato Alberto
VERSIONE 2: Alessandro è corso fuori dal bagno e ha spinto Alberto
VERSIONE 3: Alessandro ha tirato un pugno ad Alberto che è caduto

Tutto questo era senza senso: la maestra non mi credette. Parlò con mia madre e lei non mi credette. Però in questo caso fui senza pietà: non accettai mai la colpa nè accettai di farmi mettere note, difatti non ebbi mai compiti aggiuntivi o note per questo accadimento.

Non lo so se la mia maestra oggi ha un accesso a Internet, ma se dovesse un giorno leggere questa storia, desidero dirle una cosa:

Fottiti nel culo, stronza.

AAAAAH che liberazione.

giovedì 22 gennaio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 10

10

Il negozio stava di fronte a Braselo, sfoggiando il suo nome: “Compro oro, pago in natura”.
Braselo entrò proprio mentre si svolgeva una transazione commerciale:
“Salve, signor commerciante. Ho qui con me dell’oro”
“L’oro che mi vuole vendere è corredato dal suo scontrino fiscale, come le leggi del nostro Stato impongono?”
“Purtroppo temo che l’oro con il quale intendo portare a termine la transazione non abbia tale ammennicolo con sé”
“Beh, mi può garantire che questo oro che lei vuole vendermi non è stato indebitamente sottratto a chicchessia?”
“Certo che posso“
“Lo faccia”
“Beh, quell’oro è mio”
“Questa sua assicurazione basterà. Ora potrà ricevere il suo pagamento dal mio alter-ego sul retro. Dispone di una discreta abilità e sono certo che le sue terga apprezzeranno”
Il cliente se ne andò nel retro, per ricevere il suo pagamento in natura.

Braselo si avvicinò e il negoziante sbottò “Signore, mi spiace ma sto già pagando un cliente”
“Mi faccia solo capire. La gente viene qui dandole dell’oro e come pagamento vengono violati nelle loro terga?”
“Sì, queste sono le condizioni”
“Mi sembra molto equo”
“Posso fare qualcosa per lei?”
“Sì certo” disse Braselo “Conosce un certo Peter Greenhouse?”
“Uhmm… Greenhouse dice?” l’uomo sfogliò delle carte “Sì, ho qui un Greenhouse”
“Cosa ha fatto qui da lei?”
“Mi ha venduto dell’oro, che io ho pagato al solito”
“Tutto qui?”
“Sì”
Braselo lo guardò negli occhi: essendo Braselo un mammifero, quello era un chiaro gesto di sfida.
Il negoziante non distolse lo sguardo: accettava la sfida. Disse: “Smetta di guardarmi così: i miei servigi vengono erogati solo se pagati con l’oro”
Braselo distolse subito lo sguardo: il negoziante aveva vinto.
“Mi dica almeno il suo nome, signor negoziante” disse Braselo. La sconfitta bruciava, ma meglio una scottatura nell’animo che altrove.
“Il mio nome è Manfrend Von Vukotic”
“Non mi sembra un nome Francese”
“Infatti è tedesco”
“Eppure lei sembra francese”
“Ma sono Tedesco”
Braselo sbuffò: quel dannato tedesco stava vincendo. Non poteva accettare una cosa del genere. Non poteva.
Con un colpo di braccio liberò tutta la scrivania e prima che Von Vukotic potesse fare qualcosa, Braselo lo prese e lo bloccò sul tavolo.
“Allora, tedesco” disse Braselo tenendo bloccato il braccio dell’uomo dietro la schiena “Dimmi quello che sai.”
Vukotic rimase tranquillo, non cercò di liberarsi. Rispose con tono tranquillo “Non so nulla di quel Greenhouse. Chieda ai suoi familiari. Le posso dare l’indirizzo”
“Me lo dia!” una luce si accese nel cerebro di Braselo “Ma.. se lei ha l’indirizzo allora lo conosce!”
Peccato che la riflessione e l’accensione della luminanza siano accadute mentre Braselo stava mangiando durante la cena quella sera.
“Che cosa?” chiese Katia “Chi dovrei conoscere?”
“Oh, nessuno. Una cosa di lavoro che mi è sovvenuta proprio ora”
“In questi giorni il tuo lavoro ti prende più del solito, Martin” disse Katia sedendosi vicino a lui “Vuoi parlarne?”
“Sì, va bene. Un tale si è ucciso e…”
“Che schifo! La gente morta! Che schifo! No, no, non parlarmene più che poi mi impressiono e non dormo più”

Quella notte, Braselo ricevette un SMS. Tanto non sa usare il cellulare.

mercoledì 21 gennaio 2009

La colpa peggiore

Quando andavo alle elementari, come avrete capito, ho fatto un sacco di casini.

Dovete sapere che io sono sempre stato alto, di solito sui trenta centimetri più della media. Ora mi assesto sui due metri.

Da bambino, quando entravo nel bagno della scuola, senza pensarci toccavo l'entrata della porta, in alto, con la mano.
Questo perchè ci arrivavo senza fatica. Un mio compagno, Alberto, però non ce la faceva: gli mancavano circa 50 centimetri per arrivarci.

Così un giorno decise che voleva provarci: salì sulle spalle di un mio compagno e toccò la parte alta della porta.
Mentre tutto questo accadeva, io me ne stavo in bagno. Finito che ebbi di fare ciò che dovevo, me ne uscii dalla porta, ma non notai che c'era la pila umana con in cima Alberto.
Così uscii e urtai il tutto, facendo capitombolare tutti a terra, me compreso.

Quando mi rialzai, Alberto si teneva la mano alla bocca e corse all'istante dalla maestra.
Gridò "MAESTRA! ALESSANDRO MI HA ROTTO UN DENTE!"
Lei si aizzò.
"E LUI STAVA IN BRACCIO AD UN COMPAGNO!"
Lei si calmò: avevo ribattuto con una colpa di pari valore.

Vedremo domani com'è andata a finire.

martedì 20 gennaio 2009

Brutte sorprese però dopotutto vabbè

Vari anni fa ero con i miei amici al "Passaparola", un locale di Busto Arsizio molto peculiare.
Piuttosto che descrivervelo, vi dirò solo che i miei amici lo chiamavano "Il Lercio".

Beh, dovete sapere che questo locale è tanto sopra le righe da avere il bagno all'esterno, come ai bei vecchi tempi.

Una volta me ne stavo allegro in bene ad espellere la mia inutile urina, quando sentii un mio amico che raccontava qualcosa ad un altro, che non conoscevo.
Ecco quello che raccontò:

"L'altro giorno me ne stavo andando a puttane. Ad un certo punto ne ho vista una che mi sembrava a posto, allora sono andato lì e le ho detto di salire.
Lei ha detto "PAGAMENTO ANTICIPATO!" Allora l'ha pagata.

Arriviamo a casa e inizio a levarle i vestiti, fino a che arrivo alla gonna e... vabbè, le ho tolto le mutande e c'era il cazzo.
Vabbè, avevo pagato, a sto punto l'ho inculato"

Questo post mi darà un sacco di nuovi input per quanto riguarda le parole strane che hanno portato al mio blog.

lunedì 19 gennaio 2009

La barzelletta peggiore della storia

Da bambino pensai a questa barzelletta, combinata con il gioco del Monopoli.
Ci pensai per lungo tempo, affinando le parole fino a renderla a mio parere assolutamente esilarante.
La raccontai il giorno dopo a scuola, ma nessuno parve nemmeno capire quando finiva e quando bisogna ridere. Non la raccontai mai più a nessuno.

Fino ad ora.

Eccola per voi.

C'è un bambino che il giorno dopo andrà via per sempre da dove abita, con il treno, così si trova con i suoi amici per un'ultima serata tutti assieme.
Per quella serata giocano a Monopoli.
Ad un certo punto il bambino va sulla casella della stazione e dice "Vado alla stazione"
E gli amici: "Noooo ti prego, non ancora, rimani ancora un po', perfavore!"

Esilarante, vero?

domenica 18 gennaio 2009

20000 visite!

Nonostante la pausa forzata, il contatore ha continuato a salire e ieri sera ha toccato la vetta delle 20000 visite!

Ok, lo so che il blog di Beppe Grille queste visite le fa in un'ora e che pornhub le fa in venti minuti, però sono contento lo stesso :D

La media dei visitatori giornalieri è passata dai 60 ai 150 e per questo vi ringrazio :)

Ci saranno tante news nei prossimi mesi, quindi rimanete in linea!

(PS: il re del mondo non è chiuso :D Sto facendo un bel po' di vignette per non rimanere a secco proprio il giorno in cui vanno pubblicate (ossia il venerdì). Lo rivedrete presto!)

venerdì 16 gennaio 2009

Colui che fischiava

Una volta, sempre alle elementari, ce ne stavamo tutti quanti ad ascoltare le parole della maestra (UNA SOLA! Rischio sempre il linciaggio).

Ad un certo punto si sentì qualcosa come un fischio.

La maestra trasilì e trasecolò: "CHI E' STATO?" gridò "CHE VENGA FUORI!"
Nessuno si dichiarò colpevole, così la maestra indorò la pillola: "Che si faccia vedere, così gli metto una nota!"

L'indoramento della pillola non aveva convinto il fischiatore, che rimase zitto.

"Bene!" disse la maestra "Se non viene fuori, non faremo ginnastica e faremo le tabelline!"
Nemmeno questa minaccia bastò a convincere il fischiatore, così non facemmo ginnastica.

Il giorno dopo, ancora la maestra chiese chi aveva fischiato. Nessuno rispose.
"Perfetto!" disse "Allora da questo momento in poi non faremo ginnastica fino a che non viene fuori il colpevole!"
Per far capire che c'era, ma che non si sarebbe consegnato alle autorità, il fischiatore fischiò di nuovo.

Questo fece infuriare la maestra, che sentenziò che mai in vita nostra avremmo mai più fatto ginnastica se non si presentava il colpevole.
Dopo varie ore, scese a patti dicendo che il colpevole non avrebbe subito alcuna pena, se non il redarguimento lì in classe.

Io non ero, però non avevo voglia di saltare altre lezioni di ginnastica, così mi presentai alla maestra e confessai.
Chiaramente il non fare niente era tutta una balla, difatti finita la scuola, la maestra si fiondò da mia madre e le fece un discorso infinito su quanto io fossi un bambino orrendo.

Mia madre se la prese moltissimo con me, ma purtroppo nessuno sapeva che io non avrei mai potuto essere il fischiatore.
Questo perchè non sapevo fischiare.

Che bambino pirla.

giovedì 15 gennaio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 9

9

5 Ottobre 1790

Oggi è andata molto bene: sono andato a visitare le mie terre. Sono molto ampie e sembrano fertili. Sono certo che le mie piantagioni di the e i miei allevamenti di bisonti da pudding andranno ottimamente. Rimarrò qui ancora qualche tempo prima di ripartire.
Nel pomeriggio ho parlato con il capitano Braselo. E’ stata una chiacchierata tra gentiluomini: il signor Braselo è molto colto e sembra avere grande rispetto per i suoi schiavi.
Solo poco fa sembrava esserci un po’ di fermento nel mezzo del campo: sembra che uno di quei mozzi puzzoni abbia trovato qualcosa. Tanto qualunque cosa si trovi nel mio campo è mia.

6 Ottobre 1790

Questa mattina quando mi sono svegliato, una donna di una curiosa genìa si è introdotta nella mia tenda: terrorizzato le ho intimato di uscire, ma lei mi ha porto un oggetto, tutto tondo e liscio.
In genere diffido degli oggetti dei barbari, in particolare se Italiani. Quella donna era tutta scura, quindi penso fosse italiana. Il fatto che non abbia parlato mi conferma l’idea che fosse Italiana: in Italia la gente si esprime ancora per versi.
Non toccherò quell’oggetto, sicuramente se lo tocco mi verrà lo scolo, il cimurro e la rettocolite ulcerosa.

10 Ottobre 1790

Mi hanno rubato il mio oggetto! Maledetti! Saranno stati quegli italiani vestiti con quella roba sgargiante, le piume in testa e i segni colorati in faccia.
Non capisco come abbiano fatto: gli italiani non si sono evoluti dallo stato di cro-magnon e quindi non sanno come organizzarsi. Non fa niente, domani Braselo di certo mi aiuterà.
Meno male che ho con me il mio the, altrimenti non avrei saputo cosa fare.

11 Ottobre 1790

Ho cercato Braselo tutto il giorno, ma ho trovato solo quel mozzo cencioso, quel Tazzullo. Stava parlando con i suoi colleghi bifolchi. Non so di cosa parlasse, ma ho sentito urla di giubilo e di approvazione. Non ho interesse in queste cose mondane tra gente con una cultura tanto ridotta, ma rivorrei indietro il mio oggetto. Prima non mi interessava, ma ora che me l’hanno rubato lo rivoglio.

12 Ottobre 1790

Sono chiuso nella mia stanza. I mozzi sembrano piuttosto seccati per qualcosa e cercano il capitano. Addirittura quel Tazzullo mi ha puntato alla gola la sua spada. Che maleducato. Quando l’ha fatto, subito mi sono messo a piangere, per dissimulare la mia gigantesca forza d’animo. Meglio far credere al nemico di essere deboli.
Comunque ora sto qui nella mia stanza, ben chiusa: non vorrei mai far esplodere la mia furia belluina e contundere qualcuno. Meglio stare qui nella mia stanza. Cioè, meglio per gli altri, non per me, io mica ho paura.

mercoledì 14 gennaio 2009

7 Cartelle

Un giorno di molti anni fa, quando facevo le elementari, me ne stavo tranquillo al mio banco, durante la ricreazione.

Ad un certo punto si presentò al mio banco Michele, che prese il mio zaino, lo lanciò in fondo alla classe e rise.
Allora io pesi il suo, lo lanciai in fondo alla classe e risi.

Tanto bastò: in classe scoppiò un macello totale, con tutti che lanciavano la cartella di tutti.
Io, dopo aver lanciato la cartella di Michele, mi risedetti, poichè non volevo avere niente a che fare con quel macello.

Ma il destino, sottoforma di stronzaggine dei miei compagni, si riversò su di me.
Appena finito l'intervallo, la Maestra (una sola! A dirlo oggi rischio il linciaggio) rientrò in classe e venne subito fermata da Vincenzo.

Egli le disse: "Maestra, Alessandro ha rotto SETTE cartelle".

La maestra si adirò assai e minacciò di mettermi SETTE note, una per cartella.
Io mi difesi come potevo (ossia piangendo come un deficiente. Avevo sei anni, che pretendete?).
A nulla valsero i miei racconti dei fatti, molto più credibili e veritieri di quelli dei miei compagni, che erano tutti così:
"Alessandro è arrivato e ha lanciato la mia cartella fino a romperla"

Erano davvero tutti così: uno si inventò la storiella e tutti e sette la ripeterono a cantilena.
Io non cedevo: non ho ammesso la mia compevolezza nemmeno di fronte alla promessa di completa assoluzione, così la maestra alla fine decise di mettermi una singola nota.
Probabilmente le avevo instillato il tarlo del dubbio.

Ecco un consiglio per voi bambini che leggete il blog: se vi incolpano che avete spaccato sette cartelle, spaccatele. Non dimostrereste la vostra innocenza, ma almeno vi sareste divertiti a spaccare le cartelle di quel branco di stronzi :D

martedì 13 gennaio 2009

Una malattia come un'altra

Quando ero bambino, in montagna, ci fu un anno in cui l'acqua della fontana di Trochey non era potabile. Purtoppo io non lo sapevo e ne bevevo fino a dissetarmi.
Non è che non fosse potabile perchè era velenosa e mortale, semplicemente portava a delle fastidiose ripercussioni sull'intestino, facendolo non funzionare correttamente e facedogli espellere della bella acqua pura invece della buona vecchia materia fecaloide.

io ne venni colpito con violenza, tanto che dovevo tornare spesso a casa di corsa ad espellere. Il meglio era poi quando non facevo in tempo. Ah, lì si che si rideva.

Una volta ero appena tornato da una delle mie sedute. Un mio amico mi chiese: "Dove sei stato?"
Ed io: "Ma niente, un attimo a casa"
E mia sorella, che evidentemente non poteva tollerare nè le mezze verità nè le bugie: "Dai Ale, dillo, non devi provare nessuna vergogna!"

Subito un mio amico disse: "Per cosa?"
E lei: "Perchè ha la diarrea! Dai Ale, dillo! Mica ti devi vergognare!"

Ovviamente i miei amici non erano dello stesso parere giacchè, scoppiarono a ridere fino a lacrimare.

Mia sorella doveva ancora imparare la santa arte del silenzio.

venerdì 9 gennaio 2009

L'Emancipazione Sentimentale di Martin Braselo - Capitolo 8

8

“Carl, ho fatto un sogno strano” disse Tazzullo, alzandosi “Ho sognato che una donna entrava da quella porta, entrava nel mio letto e poi facevamo l’amore tutta la notte fino a che non mi sono svegliato proprio ora”
“Signor Tazzullo” disse Carl “Lei fa sogni impossibili”
“Non è vero” rispose Tazzullo indossando i suoi vestiti da Cattivo “Credo che sarebbe possibile. Il mio fisico è in una forma eccezionale e ritengo di essere sensibile abbastanza da poter piacere ad ogni donna che mi possa interessare”
Carl posò la colazione sul letto “Non dubito che lei sia piacente, ma per avere una donna c’è un evento necessario che deve accadere: lei deve conoscere una donna”
“Sei pazzo? Io sono un cattivo, le donne richiedono un animo nobile ed una fierezza che è solo dei buoni”
“Ieri sono uscito con una che mi ha detto che tutto quello che cerca lei in un uomo sono 25 centimetri ed un buon conto in banca. Sembrava che il conto in banca fosse molto importante”
“Quella donna non era virtuosa. Io voglio una donna virtuosa, che cerchi amore perché ne ha da dare, generando quindi un circolo di amore”
“Credo che quella donna intendesse quello quando parlava dei 25 centimetri. Sul circolo, non so”
“No Carl” disse Tazzullo sistemandosi la tuba “Quelle donne non cercano il male ed io sono il male. Io rimarrò solo, perché non mi è concesso amare. Se mi fosse concesso, allora entrerebbe una donna proprio ora dalla porta, si introdurrebbe nel mio letto e faremmo l’amore tutto il giorno, come nel mio sogno”
Una donna entrò dalla porta e disse “Scusi, lei è il signor Tazzullo?”
“Sì” disse Tazzullo sistemandosi i vestiti “Per caso sente il bisogno di entrare in questo letto e … ehmm…. Beh, iniziamo dall’entrare nel letto, non le pare?”
“No, non intendo entrare nel letto di un uomo malvagio, Signor Tazzullo”
E’ incredibile come le frasi che si dicono tutti i giorni possano essere dolorose se pronunciate da un’altra persona che non è sé stessi.
“Va bene” disse Tazzullo “Perché è qui?”
“Sono venuta per portarle un messaggio da parte dei Flagiati”
Tazzullo osservò la donna: era coperta dalla testa ai piedi da un lungo manto nero, dal quale spuntava solo una ciocca bionda. Nient’altro era mostrato.
“Va bene” Tazzullo si chiuse nel suo mantello da Cattivo “Mi segua nella stanza delle udienze”
La stanza delle udienze era una nuova aggiunta alla magione di Tazzullo: di recente aveva ricevuto molte visite e non gli andava di ricevere gente sempre in cucina, poiché Carl lì dentro macellava gli animali e questo turbava gli animi delle persone che venivano a trovarlo. Sua madre (di Tazzullo) in particolare non aveva apprezzato.

Tazzullo si sedette sulla sua sedia da udienze, si piegò avanti appoggiando il gomito sul ginocchio e disse “Dimmi tutto, donna”
“Come sa che sono una donna?”
“Lei ha i seni”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Lei ha un timbro vocale inequivocabile”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Lei parla di se stessa al femminile”
“Non è una condizione necessaria e sufficiente”
“Allora faremo finta, per amore per la normalità in cui tutti questi indizi indicano una donna, che lei sia una donna e non una creatura mitologica con due seni e timbro femminile, ma nonostante questo un uomo”
“Va bene signor Tazzullo”
“Ora mi dica, creatura, il suo messaggio”
La donna/uomo/creatura estrasse dal suo mantello un foglio, lo aprì di fronte a sè e lesse:
“Alla sua Malvagità somma ed incommensurabile Craig Tazzullo,
Sono Lucian De La Roche e sono il Regnante della Casata dei Flagiati. In questi ultimi mesi abbiamo avuto degli screzi con la Sua Signoria. So bene che la nostra organizzazione opera in quello che lei chiama il suo territorio, ma sono certo che questo sia grande abbastanza per entrambi.
Per appianare i nostri screzi, ho deciso di offrirle una transazione, che sono certo lei troverà conveniente”
La donna/quelCheE’ tirò fuori un sacchetto e continuò a leggere:
“Quello che il messaggero le offre sono 25 ghinee. In cambio lei mi potrà consegnare un oggetto che a lei non serve a nulla: una chiave, che lei dovrebbe possedere. Se accetta le nostre parti saranno in amicizia e in alcun modo i Flagiati interferiranno con i suoi piani.
Se lei non accetta, allora sarà guerra ed io giuro sul nome dei De La Roche e dei Flagiati che la sua testa sarà su una picca entro quattro giorni”

Tazzullo riflettè: cosa se ne faceva delle 25 ghinee se non poteva tenere la chiave? Quella proposta era una presa in giro.
“Signor Messaggero, io non sono certo di poter accettare se prima non vedo le monete”
Il messaggero/creaturaCuriosa lanciò a Tazzullo una moneta. Era proprio una ghinea.
“Certo, signor Messaggero, che non posso essere sicuro che siano tutte vere quelle monete”
Il messaggero/Boh lanciò allora tutta la borsa.
“Bene, ora può tornare dal suo capo” disse Tazzullo “Tenendo per me la chiave e le monete non accetto il patto. Gli prometta che entro quattro giorni i Flagiati saranno eliminati dalla storia. Nessuno si ricorderà dei Flagiati” Tazzullo sorrise di sottecchi “E quindi nemmeno di lei, messaggero”

giovedì 8 gennaio 2009

L'uomo che doveva cantare al Festivalbar

Anni fa facevo parte di una cover band con la quale, ogni tanto, andavo alla SAE di Milano a registrare dei brani per i ragazzi che vi studiavano, in modo che poi loro lo mixassero allo scopo di farlo suonare mega power metal.

Una volta eravamo lì e mentre scaricavamo la nostra roba, uno di questi studenti si appiccicò all'altro chitarrista del gruppo.
Iniziò il discorso subito bene: "Sai, quest'estate canterò al Festivalbar".

E continuò ancora meglio: "No, perchè mi hanno chiamato e mi hanno detto "Vieni a cantare qualcosa" ed io "Sì, ma cosa" e loro "Ma non ha importanza, anche una cover va bene" "

Al che la nostra domanda: "Ma come funzionerebbe?"
E lui: "Beh, nella sarata finale, alla fine, il presentatore dice: "Ed ora (suo nome) salirà sul palco e canterà questa canzone. Ma ci pensate? Un trampolino di lancio della madonna"

Quindi: nella serata finale, la più importante, viene chiamato per ultimo, quindi come ospite più importante, uno sconosciuto che canta una cover.

Capirete che quando tutto questo non è accaduto, non mi sono stupito gran chè.

mercoledì 7 gennaio 2009

Ho scritto T'amo sulla strada

Anni fa, la mia amica Sara decise di mettersi con un cameriere dell'Hotel Monterosa, a Periasc. Entrambi erano felici e contenti, ma un giorno l'idillio terminò: ella decise di lasciare il cameriere.

Il giorno dopo i genitori di Sara stanno andando a fare la spesa, quando trovano scritto sulla strada col gesso il seguente messaggio:
"
Sara ti amo
Sara ti amo
"

Due volte, nel caso la prima non fosse chiaro.
Loro non furono contenti.

Purtroppo non si poteva nemmeno dire che non era lei quella Sara: probabilmente per trovare un'altra ragazza chiamata Sara era necessario andare almeno a 30 KM di distanza.
Dubito che l'amore di quel ragazzo fosse tanto grande da fargli coprire 30 KM per scrivere sulla strada col gesso.

Bei tempi quelli lì.

martedì 6 gennaio 2009

Vomito al cinema

Un po' come "Cryin' at the discoteque", ma cambiando fluidi e luoghi.

Una volta andai con il mio amico Pao al cinema, a vedere "The Red Dragon".

Aveva da poco aperto il cinema multisala "Medusa" a Legnano e questo ci ringalluzziva, giacchè finalmente potevo sedermi al cinema comodamente.
Ma non era solo quello: vi erano dei negozi.

Siccome questo mi rendeva gioioso, comprai delle caramelle da degustare durante la visione, coadiuvate da un barile da un litro di coca.
Ovviamente non mi limitati, comprai circa 500 grammi di caramelle, che mangiai anche prima della proiezione, innaffiandole con dell'abbondante coca cola.

Durante la visione, evidentemente il mio stomaco disse: "Eh no, ora basta".
Io mi accorsi di questo suo ripensamento e sentivo quel tipo di bisogno atavico che noi chiamiamo "mi vien da vomitare".

Ma dove? Ormai era troppo tardi, quindi trovai una unica soluzione: vomitai nel bicchierone mezzo vuoto di coca.
Lo rabboccai due o tre volte, poi fortunatamente il mio stomaco pensò di smettere di ribellarsi. Intorno a me quasi nessuno si era accorto di nulla, grazie alla musica che mi salvò dal pubblico ludibrio. Beh, il mio amico si accorse di tutto, ma lui sa che sono un burlone.

Chiusi il bicchierone pieno di coca e vomito con il suo tappone e lo lasciai lì.

Ok, il vomito fa sempre ridere, ma ormai è stantio. Perchè ho pubblicato questo aneddoto? Perchè non è finito qui.
Finito il film, ci alzammo lasciando lì il mio bicchierone delle meraviglie.

Passò un ragazzo a pulire. Arrivò al mio posto e fece per prendere il bicchiere, aspettandoselo vuoto. Fu stupito di trovarlo invece completamente pieno e addirittura con sopra il suo tappone originale.
E fu lì che lui fece l'errore.

Ne fece un sorso e lo gettò via senza curarsi troppo della cosa.

Giacchè la cannuccia pesca in fondo, probabilmente pescò fondamentalmente coca cola.

Fondamentalmente.

Ci sono cose che è meglio non sapere.

Recensioni: Zombie Strippers!

L'ho affittato al videonoleggio di Champoluc. Ci saranno sì e no 30 film, ma questo evidentemente ha colpito il gestore.

E come non avrebbe potuto? Per la prima volta vediamo Jenna Jameson in delle performance un po' più caste delle solite (che possiamo ammirare sui portali dedicati, come redtube), ma non per questo meno libidinose.

Di che parla questo film? Beh, c'è questo zombie che si infila in un locale di spogliarelliste. Questo zombie ne morde una e questa diventa una potentissima spogliarellista zombie, richiestissima dal pubblico.
Subito le colleghe diventano gelose e desiderano anche loro diventare zombie, per competere con la potenza di Jenna.

Presto le cose degenereranno e tra mammelle al vento (TANTE e GROSSE), militari (di cui una con le mammellone), sangue, sbudellamenti, divoramenti e ragazzine indecise che non disdegnano l'anal avremo il miglior film di serie Z degli ultimi anni.

Perchè? Perchè lui gioca: ride con noi di sè, prende in giro i clichè dei film d'azione, la situazione politica e pure noi maschi. E intanto ci fa vedere una caterva di mammelle, di spogliarelli e tutto quello che noi maschi vogliamo.

E questo è bene.

Questo


E' bene.

venerdì 2 gennaio 2009

Buone feste!

Anche quest'anno e' bello che andato, Gesu' e' nato di nuovo e morira tra qualche mese come sempre. Auguri a tutti! Ci rivedremo da lunedi', con i nuovi aneddoti e la recensione di zombie strippers. Capolavoro.